Il ricordo di un’estate lunga 20 anni: Le inennarrabili emozioni racchiuse nello scrigno di Stanford.

 

“IL RICORDO CONSERVA QUELLO CHE IL TEMPO TENTA DI CANCELLARE.”

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La storia è strana e vive di ricordi . Momenti , attimi che per qualche motivo hanno segnato indelebilmente le pagine della nostra vita.

Poi ci sono quegli scenari che rievocano le memorie di un trionfo, di un semplice traguardo raggiunto, di un esperienza vissuta a pieno e terminata con un sorriso nostalgico sul volto.

C’è uno scrigno , situato nella California del nord , precisamente nella Contea di Santa Clara, a circa 60 chilometri a sud di San Francisco che racchiude l’emozione nostalgica di un estate torrida piena di memorabili trionfi. Per tanti un’estate come le altre, per loro una di quelle indimenticabili,dopo aver scritto una delle pagine più belle della storia del calcio.

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Benvenuti a Stanford!

Forse sarà semplicemente l’entità del nome  visto che questa etichetta non è poi cosi rara sentirla pronunciare da noi amanti del calcio. Lo stesso Stamford Bridge , casa dei blues in Inghilterra è uno di quegli scenari che di trionfi ne ha visti a centinaia, un catino di emozioni pronto ad esplodere quando la nostalgia si affaccia.

Ma in realtà i due stadi hanno in comune solo il loro modo di esser pronunciati ( le due parole sono scritte in modo diverso).

Da una parte il calcio, dall’altra l’istruzione applicata allo sport. Da un lato uno degli impianti più prestigiosi d’europa , dall’altro una delle università più affermate nel mondo. Si perché da qui è partita una delle dichiarazioni filosofiche più belle di sempre. Fu un certo Steve Jobs a rilasciarla e per molti è diventata una vera e propria filosofia di vita .

  “ Remembering that you’re going to die , is the best way I know to avoid the trap of thinking  you have something to lose.You are already naked. There is no reason not to follow your  heart.”  (Steve Jobs, Stanford University). 

E allora forse , queste parole sono state davvero presa alla lettera da c.t Tommy Svensson e la sua nazionale nel mondiale a stelle e strisce del 1994. Apparentemente una nazionale come tante, che vantava malgrado alcuni nomi importanti ( Ravelli, Brolin, Larsson) ma sulla quale ,nessuno mai avrebbe scommesso. Cosi la Svezia di quel mondiale ha saputo miscelare carattere e cuore.  Trovare malgrado , il giusto equilibrio psico-fisco sui campi viste le temperature non era un aspetto del tutto scontato .  A distanza di 36 anni, gli scandinavi tornarono  inaspettatamente sul podio mondiale.

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Tralasciando però quelli che furono i risultati, la mia attenzione si focalizza in particolare sulla gara contro la Romania , nonché un punto di svolta per gli scandinavi nel mondiale ’94. Si gioca allo Stanford Stadium , situato all’interno del celebre complesso universitario. Questa è anche una delle particolarità che caratterizzarono quel mondiale che adibiva stadi di football, impianti sportivi universitari all’evento della Coppa del mondo.

Torniamo però  a quella partita , non una delle più brillanti sicuramente sul profilo del gioco,  ma che vide gli scandinavi conquistare  la semifinale con il Brasile superando i rumeni ai calci di rigore . L’ eroe di giornata è il “goalkeeper” (cosi come dicono gli americani) , Thomas Ravelli che neutralizza con un guizzo il rigore decisivo calciato da Belodedici.

Momenti unici per la squadra di Svensson e per l’intero paese; raggiungere la semifinale mondiale era come aver scalato l’Olimpo.

Malgrado l’eliminazione successiva ad opera del Brasile e il mancato accesso alla finale di Pasadena, la Svezia riuscirà a “consolarsi” (se cosi si può dire ) salendo sul 3°gradino del podio dopo aver superato per 0-4 la Bulgaria. Ma le aspettative erano già superate e quel bronzo aveva un valore che andava al di là della medaglia stessa. Gli scandinavi avevano appena scritto una delle più belle pagine del calcio mondiale.

A distanza di vent’anni da quel quarto di finale disputato con la Romania, lo scrigno di Stanford conserva ancora intatte le memorie di quell’impresa. Chiedetelo a chi come  Ravelli , Brolin e Coach Svensson ha deciso di tornare a respirare la magia nostalgica di quel trionfo proprio li nel cuore della California , dentro il tempio dei ricordi.

Quello che vi ripropongo qua sotto è un video diviso in due parti. Guardatelo attentamente.Malgrado sia in lingua originale svedese , vorrei che soffermandovi sulle immagini provaste a calarvi (come anch’io ho fatto) ,con vena nostalgica, nell’emozione di chi come loro ha vissuto il mondiale a pieno .Poi frugando nel cassetto dei ricordi , cerca di ricomporre il puzzle di quell’indimenticabile e torrida estate americana del ’94.

Quasi sicuramente, ai lettori più attenti e nostalgici il video  avrà suscitato un mucchio di incredibili ricordi . Mi sono chiesto in prima persona, poco dopo averlo visto, come sia possibile a distanza di tanti anni , che si possano riscoprire e rievocare emozioni così forti semplicemente toccando posti e luoghi apparentemente cosi lontani da noi.

Thomas Ravelli nella parte iniziale ( min 00:58) sembra davvero rivivere l’emozione del momento.Il suo ingresso nel rettangolo , lo sguardo e la mente che  percepiscono qualcosa di ormai lontano . Allo stesso tempo, pochi istanti dopo,  rievocano l’attimo e incredibilmente l’eroe svedese si lascia andare in una corsetta lenta a braccia aperte che riporta a quella fatidica vittoria del 10 Luglio ’94.

E cosi Stanford , da tempo sembra diventato il tempio della nostalgia. Quell’ amplesso universitario di fama mondiale, racchiude al suo interno uno stadio pieno di storia, ricco di memorie.Uno scrigno colmo di emozioni che per anni sono rimaste vive e continueranno a vivere aspettando che di tanto in tanto qualcuno le risvegli.

Un vecchio proverbio afferma:

“Quando ti viene nostalgia, non è mancanza.

E’ presenza di persone, luoghi,emozioni che tornano a trovarti.”

Cosi magari se un giorno vi capitasse, di trovarvi nei dintorni di Santa Clara e chiedete dello Stanford stadium non sorprendetevi se gli americani stessi da un po’ di anni a questa parte lo hanno etichettato col nome di ” The Bowl of memories”.

Tradotto non è altro che ” il catino dei ricordi”. Lo chiamano The Bowl perché visto dall’alto ha davvero la forma di un grosso catino, “dei ricordi” beh perché dopo tutto anche a loro quell’estate del mondiale è rimasta nel cuore.

Lasciatevi andare ,solo allora forse,  capirete il perché di quella sua atmosfera così magica e riuscirete a darvi una spiegazione crogiolandovi nelle sue nostalgiche reminiscenze.

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