Il codino che disegnava poesia. Un augurio speciale a Roby nel giorno del suo 51°compleanno.

Ci sono storie che non smetterei mai di leggere.

Ci sono storie che meriterebbero un posto nelle scuole.

Ci sono storie, come quella che sto per raccontarvi, che più che storie assomigliano a poesie.

“A veder giocare Baggio ci si sente bambini. È l’impossibile che diventa possibile. Una nevicata che viene giù da una porta aperta del cielo”.

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Parole e musica di Lucio Dalla.Un poeta. Robi compie oggi 51 anni eppure sembra ieri quando danzava con il pallone tra i piedi.

Il calciatore Baggio è una macchina non semplice da spiegare.La sua carriera calcistica comincia dal Vicenza poi un brutto infortunio al ginocchio fa temere il peggio al divin codino .Dieci ore di intervento nella clinica del professor Bousquet. Una sfida disperata. Che Robi vince. E tutto, d’incanto, diventa magia.Il passaggio alla fiorentina segna una svolta nella carriera di Baggio e proprio con la maglia viola segna un gol da copertina nel tempio di Maradona , il San Paolo. La Fiorentina è il suo trampolino di lancio. Un rapporto profondo. In realtà mai tradito. Perché i primi amori hanno sempre qualcosa di speciale. C’è chi come Gianni Rivera ,  è colto da una forte ammirazione nei confronti di Roby tant’è che disse:

“Baggio è l’ultimo romantico del calcio, l’unico calciatore che riesce a non farmi cambiare canale in tv”.

e chi invece come Michel Platini nutriva qualcosa che proprio non gli andava giù  tanto da cucirgli sulla pelle questa etichetta:

“Baggio non è un dieci, è piuttosto un 9,5”.

E non era un modo per incoronarlo.Piuttosto il tentativo di ingabbiarlo in un’etichetta che era tutto e niente. Scatto, dribbling e conclusione vincente sull’uscita del portiere è stato il pezzo forte del suo repertorio. Ma come dimenticare le sue pennellate su punizione. E la freddezza nei suoi faccia a faccia con i portieri. Spietato come i pistoleri di Mezzogiorno di Fuoco. Il tutto riuscendo a convivere con delle ginocchia tenute insieme da ore e ore di lavoro in palestra e dalla sua voglia di non arrendersi.

 

Robi non è mai stato una persona fragile. È andato dove lo portava il cuore. Al Milan perché aveva speso una parola con Berlusconi, al Bologna perché aveva bisogno di ritrovare calore umano, all’Inter perché da ragazzino era tifoso nerazzurro e infine al Brescia perché il calcio è bello a prescindere dalla classifica. E dove è andato i tifosi lo hanno trattato da eroe. Non solo per i suoi gol. Ma per tutto l’effetto Baggio. Un effetto gioia. Amato dalla gente, sopportato a fatica dagli allenatori. Robi è stato un problema per Capello ai tempi del Milan, per Ulivieri nella parentesi Bologna e per Lippi nel breve ciclo Inter. Per non parlare di quando Ancelotti, a quei tempi allenatore del Parma, invitò il suo patron Tanzi a non ingaggiare il Codino. Poco adatto alle sue idee calcistiche. Storia strana, questa. Difficile, quasi impossibile da spiegare. Ma non chiedete a Robi. Vi risponderebbe con un sorriso.

 Robi Baggio nasce a Caldogno il 18 febbraio del 1967, da mamma Matilde e babbo Florindo. Ha rischiato di chiamarsi Eddy (ci si chiamerà il fratello minore) perché il papà, pazzo di ciclismo, era un tifoso scatenato di Merckx. Una vita calcistica con tante maglie: Vicenza, Fiorentina, Juve, Milan, Bologna, Inter, Brescia. Ma se devi immaginarlo con un colore ti viene a mente l’azzurro. Azzurro Italia. Robi è sempre stato vissuto come il campione di tutti. Lui, capace di accendere le notti magiche del Mondiale in casa nostra, nel ’90; lui l’unico azzurro ad aver lasciato la sua firma nel tabellino dei marcatori in tre Mondiali; lui capace di conquistare la fiducia dei c.t. indossando cinque maglie diverse. Nobili e meno nobili. E pazienza per quel rigore sparato al cielo nella finale di Pasadena contro il Brasile.

I rigori li sbagliano soltanto quelli che hanno il coraggio di tirarli”.

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Robi ci aveva fatto scendere da un aereo pronto a riportarci a casa. Un mondiale , quello americano pieno di vicissitudini e contraddizioni . Nonostante tutto , nonostante alcuni screzi Robi aveva saputo farsi amare anche dal c.t Arrigo Sacchi , perché era diventato l’emblema di quella nazionale , il suo spirito da trascinatore ci aveva condotti fin lì , dove mai nessuno avrebbe pensato , alla finale di Pasadena. Il mitico Pelé elogiandolo ,gli dedicò questa frase:

Baggio è una leggenda ed è bello viverlo con la sua semplicità, il suo talento ha segnato il calcio italiano.”

La Perla Nera lo considerava un brasiliano nato per sbaglio in Europa. Del resto, Robi è cresciuto nel mito di Zico. Dribbling, punizioni telecomandate. Un pallone da accarezzare. Piedi sudamericani.

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Baggio festeggia 51 anni e sta cominciando a decidere cosa farà da grande. Per tre anni è stato presidente del Settore Tecnico. Lui aveva idee rivoluzionarie ma il movimento cercava solo una bella figurina da attaccare all’ingresso del centro tecnico di Coverciano. Per un certo periodo ha coltivato l’idea di inventarsi allenatore. È bastato far filtrare il messaggio per ricevere le prime proposte. Baggio è un bel nome da spendere. Ma l’idea è evaporata senza lasciare traccia.

Robi e il pallone non sono due facce della stessa medaglia. O meglio non lo sono più da quando ha appeso le scarpette al chiodo. Il calcio è uno dei suoi divertimenti. Da vivere in maniera leggera. Quando capita.  Gli artisti sono sempre più merce rara. Il pallone non è più un lavoro. C’è quando capita. Quando magari un filo di nostalgia riaffiora. Quando partecipa a degli eventi e viene travolto dall’ amore della gente. Che non lo ha scordato.

Robi anche con qualche filo bianco tra i capelli è rimasto un inguaribile romantico. Capace di nascondersi per un anno ma pronto come tutti ricordiamo ad accompagnare l’amico Stefano Borgonovo nella passerella al Franchi spingendo la sedia a rotelle e raccontandogli una battuta dietro l’altra per tranquillizzarlo.Risultati immagini per ROBY BAGGIO borgonovo

Il Baggio campione è solo un dolce ricordo. Il Baggio uomo ora ha un’altra sfida in testa. Per i prossimi dieci anni sogna di sviluppare a livello mondiale un progetto legato ai giovani e al calcio. E l’obiettivo primario non è creare campioni ma far crescere i ragazzi nella maniera giusta. Il Peter Pan di Caldogno non ha mai smesso di coltivare sogni.

TANTI AUGURI DIVIN CODINO! Risultati immagini per baggio