“..la va a tocar para Diego, ahí la tiene Maradona, lo marcan dos, pisa la pelota Maradona, arranca por la derecha el genio del fútbol mundial, y deja el tendal y va a tocar para Burruchaga… ¡Siempre Maradona! ¡Genio! ¡Genio! ¡Genio! ta-ta-ta-ta-ta-ta… Goooooool… Gooooool… ¡Quiero llorar! ¡Dios Santo, viva el fútbol! ¡Golaaaaaaazooooooo! ¡Diegooooooool! ¡Maradona! Es para llorar, perdónenme … Maradona, en una corrida memorable, en la jugada de todos los tiempos… barrilete cósmico… ¿de qué planeta viniste? ¡Para dejar en el camino a tanto inglés! ¡Para que el país sea un puño apretado, gritando por Argentina!… Argentina 2 – Inglaterra 0… Diegol, Diegol, Diego Armando Maradona… Gracias Dios, por el fútbol, por Maradona, por estas lágrimas, por este Argentina 2 – Inglaterra 0. ”
Victor Hugo Morales non è mai stato soltanto una voce. Ha scritto due autobiografie, rilasciato un centinaio di interviste, e in un certo senso può essere considerato uno dei grandi narratori del nostro secolo. Di sé ha detto: «Sono un attore e ci credo. Nelle sue radiocronache c’è sempre un guizzo, e un’immagine appare nella testa di chi lo sta ascoltando. Ha rotto il paradigma del racconto calcistico ispirandosi alla letteratura, nessuno lo aveva mai fatto prima di lui. Victor Hugo Morales ha una memoria prodigiosa. Chi lo conosce dice che può citare interi passaggi di libri o formazioni calcistiche con la stessa facilità. Da ragazzo giocava a calcio nei dilettanti. Poi, a quindici anni, ha capito che non era la sua professione perché non era abbastanza forte. Allora ci ha provato con il basket, ma l’artrosi alle ginocchia lo ha fatto virare al tennis. Ci ha giocato a lungo, quasi ogni giorno, perché lui, Victor Hugo, è uno che ama la competizione. In una lunga intervista rilasciata nel 2012 ha detto: «Le bandiere danno un senso alla mia vita, però prendere parte visceralmente a una cosa ti porta a commettere errori e ad agire per vanità. Io sono per prendere posizioni e ne sono contento. Ha iniziato la carriera giornalistica quando aveva sedici anni, era il 20 aprile del 1964 e a Colonia Radio, in Uruguay, cercavano dei ragazzi. Ha fatto tutto, ma la gavetta è durata il tempo necessario. A soli diciotto anni, dopo aver commentato un incontro tra il Nacional de Montevideo e una selezione giovanile argentina, viene assunto. Nasce a Cordona, un paesino di circa seimila abitanti , ma predilige fin da subito le grandi città, la frenesia, la gente. Non ama la tecnologia , si limitava a rispondere al telefono e spegner la luce, tutto qua. Ma non per questo Victor Hugo Morales è un anticonformista, ha solo un po’ di nostalgia per il mondo com’era una volta, quando la gente non stava davanti alla televisione ma si riuniva, usciva, condivideva porzioni di reale o immaginazioni radiofoniche. Da giovane, in Uruguay, dopo la morte di Carlos Solé, il più grande commentatore dell’epoca, Victor Hugo non ci ha messo molto a prendersi il trono e la corona. Era un ribelle, girava i bar, viveva la notte, le partite e la musica. L’incontro con Maradona è arrivato dopo. E Victor Hugo è andato a cercarselo.http://www.youtube.com/watch?v=1wVho3I0NtU.
Quando Victor Hugo si trasferisce in Argentina, Maradona inizia a giocare nel Boca. Così, per il commentatore uruguaiano è stato facile diventare il più grande di tutti. Al debutto come radiocronista el Pibe ne segna due. Uno su calcio di rigore. E Victor Hugo commenta: «Ha lasciato andare il pallone come una lacrima». Una volta Maradona ne fa un altro contro la Fiorentina. E Victor Hugo: «Se Michelangelo lo vedesse, lo dipingerebbe». Ma il capolavoro passato alla storia coincide con quello di Diego Armando Maradona: il gol segnato dall’attaccante argentino all’Inghilterra. Stadio Azteca di Città del Messico,22 Giugno 1986; a un certo punto di quel pomeriggio, Maradona prende palla a centrocampo, guarda l’infinito, punta il portiere e parte in quella cavalcata solitaria che è ormai un classico. La voce di Victor Hugo Morales accetta la sfida della velocità, non rincorre, si adegua, cresce passo dopo passo, tocco dopo tocco, decisa a seguire i movimenti di Maradona. Non sembra aver bisogno di ossigeno: le parole sono il suo ossigeno. Trascende. Dice: «Genio, genio, ta ta ta ta».Non descrive, non narra. Ma continua. A un certo punto: «¡De qué planeta viniste, barrilete cosmico!». Aquilone cosmico, un’espressione che da allora lo accompagna e lo copre di un aria magica ancora oggi percepibile mentre lo sentiamo scandire quelle parole.
Quello che viene da chiedersi è : Perché entra nella storia? Perché quella radiocronaca ci emoziona enormemente e anche a distanza di così tanti anni?
“C’è stato un tempo che, prima del gol, mi sembrava che qualcuno mi stesse filmando correndo nudo e ubriaco per strada. Avevo paura di raccontarmi e parlare in quel modo”, ci rivela lo stesso Victor Hugo poco prima di confessarci cosa abbia in realtà rappresentato per lui il gol di Diego:”Quel gol è come uno spogliarello spirituale”.È il gol che gli ha cambiato la vita. È il gol più visto della storia, e la sua radiocronaca la più ascoltata. È stata tradotta in quasi tutte le lingue del mondo e ancora oggi le visualizzazioni su You Tube aumentano e rendono omaggio ad una delle voci più incredibili del panorama calcistico sud americano.
Poi , si arriva al gol perfetto, si il gol che Victor Hugo decide di abbracciare con lo stesso calore di un padre che abbraccia il figlio tornato da un lungo viaggio. Quello dell’ Argentina alla Grecia nel mondiale americano. E come lo fa vi chiederete? Lo fa in modo straordinario, nominando tutti i giocatori dell’ azione per poi arrivare al solito nome Diego Maradona, l’ultimo gol del Pibe de oro in un mondiale.http://www.youtube.com/watch?v=jyekACZBMeU.
Da quel giorno di giugno, in Messico, ventotto anni sono trascorsi. Maradona è da tempo un ex che brilla nell’eternità, e anche la voce di Victor Hugo Morales sta invecchiando. Telesur, la televisione venezuelana, ha messo in piedi un programma di approfondimento per i Mondiali in Brasile. Victor Hugo Morales e Maradona non commenteranno le gare in diretta, il loro sarà un programma di analisi, un misto tra calcio e politica. Lo spot promozionale della trasmissione è ovviamente il filmato del gol di Maradona contro l’Inghilterra e l’audio è quello di Morales. Ma l’incontro tra il vecchio commentatore uruguagio e il Pibe de oro con le rughe e con i capelli bianchi, lì, insieme, allo stesso Campionato del Mondo, rappresenta comunque molte, nostalgiche metafore. È come se il personaggio di un grande romanzo incontrasse il suo narratore.Del resto, c’è qualcosa di indissolubile che lega quel gesto marziano al racconto che proviene dalle viscere dell’immaginazione di Victor Hugo. Sebbene possano vivere l’uno senza l’altro, è però insieme che germogliano grandiosità. E bisognerà inevitabilmente aspettare che questo secolo finisca, che un pallone attraversi il cielo come un “barrilete cosmico”, per sapere chi e come segnerà un nuovo gol per la storia di questi cento anni.La storia sostituisce la storia, prima o poi il gol del secolo andrà in pensione. E chissà che siano proprio loro a dircelo.
2 commenti su ““Victor hugo Morales, Maradona e l’ acquilone cosmico.””
I commenti sono chiusi.