Introduzione.
Parlare e raccontare di un derby non è mai cosa facile. In particolare tenendo conto del fatto che chi a volte racconta , per origini, da tifoso o per altro, potrebbe inconsciamente assumere prese di posizione fin troppo evidenti al lettore. Ma non è questo il caso , visto e considerato che non sono del posto e che sopratutto ,mi sono appassionato di questa storia , nata all’interno di una conversazione con uno dei diretti protagonisti di quella stagione.
Come e dove nacque il derby?
Il concetto di derby risale all’ incirca al 1700 e si sviluppò in Inghilterra in occasione del game day con l’avvento del Martedi grasso. In particolare, proprio nella città di Derby, fu organizzata una sorta di olimpiade di giochi, ai quali parteciparono anche gran parte dei giovani abitanti residenti nei quartieri limitrofi. Questo portò naturalmente ad innalzare il numero dei partecipanti e di conseguenza la rivalità tra i contendenti e le varie squadre della città. Celebre fu la partita giocata tra i giovani della parrocchia di All-Saints che sfidarono quelli della vicina Saint Peter.La partita fu molto accesa e maschia . Cosi , nonostante gli svariati tentativi da parte del sindaco di interrompere il gioco, per il subbuglio cittadino, la tradizione fu tramandata negli anni fino a quando si giunse a coniare il nome della città , attribuendole il significato comune che tutti noi conosciamo. Oggi ,infatti , un derby rappresenta una qualsiasi partita di calcio giocata con acceso campanilismo tra clubs vicini.
Liguria: aspra terra di pescatori.
Si sbarca direttamente in Liguria .Terra aspra, stretta tra il mare le Alpi e gli Appennini, dove si alternano zone estremamente sinuose , con dolci paesaggi che si ergono lungo le coste. La Liguria è una terra ricca di bellezze naturali in cui il connubio tra terra e mare rende particolarmente eterogenea la varietà di ecosistemi presenti nel suo territorio .
Si parla tuttavia, nonostante le ridotte dimensioni, di una delle regioni più densamente popolate della penisola. Al quarto posto precisamente , dietro solo a Campania, Lombardia e Lazio.
Terra di nomadi, pescatori e abitanti del mare come recitano le famose parole di un grande artista , nato e cresciuto proprio in questa terra. Fabrizio Faber De Andrè ( senza dubbio uno dei più incredibili cantautori italiani ) esalta la sua terra natia in uno dei suoi celebri testi popolari , cantato per l’occasione in dialetto Genovese:
Umbre de muri, muri de mainé
dunde ne vegnì duve l’è ch’ané…
Ombre di facce, facce di marinai
da dove venite ,dov’è che andate?…
Il testo di riferimento come ricorderete è CREUZA DE MA. All’interno, i vari riferimenti alla vita di mare, come le voci dei venditori nel mercato del pesce, la celebre frittûa de pigneu e il giancu de Purtufin (frittura di pesciolini e il bianco di Portofino) ci fanno davvero capire quanto il commercio marittimo abbia caratterizzato e influenzato la storia di questa regione fino a costituirne una base solida dell’intera economia. La storia degli antichi borghi liguri racconta anche di poeti solitari. Di porti e insenature che nascondono la magia di speranze ancora vive.
E’incredibilmente sbalorditivo respirare il profumo di vita che questi luoghi ancora conservano, nonostante la clessidra del tempo abbia in qualche modo scalfito evidenti segni del passato.
Cosi la Liguria appare come un terra antica e al tempo stesso misteriosa, agli occhi dei visitatori. Perché di fatto anche il turismo è l’essenza primaria della sua esistenza. Un richiamo turistico importante per le sue bellezze antropiche e naturali , tra le quali spiccano naturalmente la Riviera dei Fiori a ponente , mentre Le cinque terre , Portofino e Porto venere a Levante. Esattamente in quel lembo di terra attaccato alla Toscana dove il mare accarezza dolcemente gli scogli e l’orizzonte appare come un bellissimo quadro.
Il calcio ligure.
Anche qua il calcio è storia. Di fatto alcune delle più antiche società calcistiche italiane risiedono proprio entro i confini di questa regione. La storia del calcio ligure è anche, almeno per la fase pionieristica, buona parte della storia del calcio italiano. Basti pensare ad esempio al Genoa, che può considerarsi tranquillamente l’antesignano del football in Italia, nonché il vessillifero di questo gioco che andò sempre più affermandosi negli anni, in tutto il territorio nazionale. Se la storia della fondazione del Genoa può essere considerata sufficientemente nota, per via delle molte e documentate pubblicazioni apparse sull’argomento nel corso degli anni, meno noto è il fatto che il primo successo ottenuto da una rappresentativa italiana su di una compagine inglese, abbia avuto come scenario proprio un campo di gioco ligure, posto precisamente, nell’entroterra : stiamo parlando di Vado Ligure . Correva la primavera del 1893 quando la compagine torinese allestita dal commerciante Bosio (il co-fondatore del calcio italiano, assieme ai genovesi) si impose con il punteggio di 2-1 ad una rappresentativa di marinai inglesi. E’ infatti importante ricordare, a proposito di quella partita, che il calcio fu portato ovunque proprio dai marinai inglesi.
“C’erano palloni in ogni stiva. Via via che gli inglesi facevano affari nel mondo, le loro navi partivano e i commerci si espandevano. Il calcio si espandeva con loro.” Mario Sconcerti .
Sono del 1874 le prime partite ufficiali sulle spiagge di Botafogo, in Brasile. Le giocano marinai, inglesi residenti a Rio e giovani del posto. Dieci anni più tardi la stessa cosa accade a Lisbona e Marsiglia. Il calcio segue il mare. Ecco il motivo . Così in Italia nasce a Genova.
La partita giocata nel 1893 rappresentò di fatto la prima forma di football in Liguria, dalla quale successivamente si diramò e si sviluppò tutto il filone del calcio ligure. Che tra gli inglesi e il calcio in Liguria ci fosse una connessione è più che certo , soprattutto per quanto riguarda la città di Genova. Ma al di fuori di Genova, il calcio naturalmente aveva comunque conosciuto altre medio piccole realtà che avevano iniziato a prender forma dandosi battaglia nella periferia della città. Per esempio l’ Andrea Doria o la Sampierdarenese tra le quali vi era un’accesa rivalità.
Quest’ultime tuttavia daranno origine all’attuale Sampdoria raggiungendo un accordo nel 1946 che le vide fondersi in un unica società . Inizialmente denominata Unione calcistica sampierdarenese-doria e successivamente diventata Unione calcio Sampdoria.
Naturalmente ve ne erano tante altre , perché il calcio ligure detiene un pezzo di storia calcistica della nostra penisola. Per esempio la Sanremese , il cui rettangolo di casa ancora tutt’oggi vanta una struttura molto particolare dove le tribune sono ornate da capitelli e colonne che ricordano molto l’antica Grecia.
Imperia, Ventimigliese, Entella Chiavari, Albenga , Rapallo sono altre epocali società racchiuse in questo lembo di terra gentile , uno scrigno che calcisticamente parlando racchiude storie incredibili .
La partita .
Ne è passato di tempo da quel fatidico 5 Ottobre 2008, quando al Mirco Luperi di Sarzana si è compiuto il miracolo. Per qualche secondo si è improvvisamente fermato il battito dei 4’200 cuori ,che con incredulità hanno assistito a quell’ impresa . Entrata nella storia e rimasta indelebilmente nella testa di ognuno dei presenti.
Non era mai accaduto e nessuno lo aveva previsto che la piccola provinciale incontrasse nel suo cammino il colosso “capoluogo” . Non è proprio questo forse il termine esatto, ma serve per definire una realtà ( quella della Spezia ) abituata a sedersi tra le grandi. Viziata da lussuosi palcoscenici e fin troppo convinta probabilmente , di assaporare un piatto non proprio all’altezza delle proprie abitudini.
La Spezia di fatto , si presentò ai nastri di partenza di quella stagione, reduce da un subbuglio societario non indifferente. Gli aquilotti , per l’occasione retrocessi dalla serie cadetta, hanno mantenuto vive le loro speranze fino all’ultimo giorno. Il fatidico, che ne annunciò il definitivo fallimento, dopo la mancata iscrizione alla terza serie italiana.
Si riparte dal basso , dai dilettanti, dove tuttavia non mancano all’appello realtà di rilievo che sognano un ritorno tra i professionisti. La strada verso la vetta si presenta tutt’altro che semplice. Considerato il fatto , che durante il cammino , le piccole avrebbero fatto di tutto per rendere la scalata ancora più dura.
Il giorno del derby arriva proprio in una soleggiata domenica di Ottobre. Non è un derby qualunque . E’ il derby ligure per eccellenza, uno di quelli che si giocano una volta nella vita. Un’occasione irripetibile che ancora una volta ripropone l’epiteto di Davide contro Golia. Lo stadio dei padroni di casa ospita il pubblico delle grandi occasioni, e per un istante sembra davvero che la clessidra del tempo abbia improvvisamente deciso di fermarsi al triplice fischio tra le mura del Mirco Luperi.
Le interviste: Davide Angelotti.
Per capire e ricordare nei particolari quella giornata, ho avuto il piacere di intervistare due protagonisti della Sarzanese.
Davide Angelotti, classe ’85, attaccante. Ciao Davide ! E’ un piacere averti qua. Calcisticamente sei cresciuto nelle giovanili della Sarzanese, la società che ti ha poi anche lanciato nel calcio Professionistico.
Dopo alcune esperienze tra i professionisti appunto, (la più importante sicuramente quella a Como) torni nella stagione 2008/09 a Sarzana per disputare il campionato nazionale dilettanti. Ti chiedo, che effetto ti ha fatto e quali emozioni si provano a giocare nella massima serie dilettante , difendendo i colori della propria città?
Sicuramente è stato motivo di orgoglio soprattutto in un campionato come la serie D che può essere una bella vetrina per qualsiasi giovane che ha voglia di farsi di notare e che vuole provare la scalata verso il calcio professionistico.
Entriamo un po’ nel vivo della stagione in questione. Il girone A di Serie D,vede ai nastri di partenza alcune importanti realtà del panorama calcistico italiano che già negli anni precedenti avevano militato proprio tra i professionisti. Savona, Cuneo, Biellese e niente di meno che La Spezia ( per l’occasione retrocessa dalla serie cadetta e mancata iscrizione al campionato di serie C. Ecco Davide, quali erano le vostre aspettative da società neopromossa?
Sapevamo che sarebbe stato un campionato complicato e difficile . Come hai detto precedentemente era un girone composto da realtà importanti che aspiravano alla vittoria del campionato e quindi all’ennesimo salto di categoria. La maggior parte di queste squadre era molto ben attrezzata ed aveva a disposizione giocatori di categorie superiori. Un esempio su tutti un certo LULU’ OLIVEIRA che in quella stagione militava nelle file del Derthona. Noi siamo partiti con un obbiettivo salvezza naturalmente cercando di mantenere la categoria.
Senza dubbio un girone impegnativo ma i risultati vi hanno fatto consolidare un buon quarto posto a fine stagione, centrando tra l’altro un grande traguardo chiamato play off.
Qual’è stata secondo te la forza o per meglio dire il segreto del vostro gruppo?
La nostra forza era data dal fatto che la maggior parte dei componenti di quella rosa erano amici anche fuori dal campo. C’era un legame solido tra compagni di squadra, quindi è stato tutto più facile. Era bello andare al campo ad allenarsi e non vedevamo l’ora di vincere la domenica per continuare la festa anche dopo la gara. E poi in fondo, sapevamo di essere forti, non presuntuosi ma ben consapevoli delle nostre qualità.
Una derby season, se cosi si può definire a livello regionale proprio per l’alto numero di compagini liguri presenti. Tra queste Savona, Sestri levante,Novi ligure, Lavagna ma ovviamente con LA SPEZIA resta il più significativo ed il derby per eccellenza. Un derby vero , di quelli che capitano una sola volta nella vita ed ha naturalmente un sapore magico ed oggi aggiungerei , anche decisamente nostalgico. Ricordi qual’era il clima spogliatoio nel corso della settimana che vi avrebbe accompagnato a giocarlo, e come lo avete vissuto te e i tuoi compagni?
Personalmente , appena è uscito il calendario , sono subito andato a curiosare quando avremmo giocato con La Spezia. Noi abbiamo vissuto l’avvicinamento a quella partita con grande serenità e tensione positiva. Fondamentalmente non ci spaventava affatto l’idea di affrontare una società di quel blasone. Erano loro piuttosto che avevano tutto da perdere. Noi avevamo la possibilità di fare la storia per la Sarzanese. Fu un occasione più unica che rara e riuscimmo a batterli incredibilmente proprio davanti al nostro pubblico , in una cornice di circa 4200 presenti sugli spalti. E’ stata una grande giornata, indimenticabile!
Entriamo un po’ nel vivo della gara, Come ha preparato , il mister quel derby e cosa vi ha detto nello spogliatoio?
La preparazione della partita da parte del mister è stata molto tranquilla e serena . Come ho detto in precedenza erano loro che avevano tutto da perdere . Nello spogliatoio essenzialmente ci ha detto di pensare a divertirsi sgomberando la mente da qualsiasi tipo di tensione agonistica.
Il sapore di un derby che arriva una volta nella vita , in questo caso va gustato goccia dopo goccia. Consapevolezza dei propri mezzi e profilo umile sono fin da sempre gli ingredienti della combinazione perfetta. Credevate in quella vittoria già dal pre-gara o pensavate a come limitare i danni , visto la caratura dell’avversario?
La speranza è sempre quella di riuscire a vincere ogni singola gara , in particolar modo quando ti capita l’occasione “ghiotta” di un derby contro una squadra più blasonata di te. In quel caso, uno Spezia che veniva dalla serie cadetta, e che si era ritrovato a giocare contro di noi per la mancata iscrizione al campionato di Lega pro. Sicuramente sapevamo che in difesa dovevamo fare una partita ai limiti della perfezione limitando al massimo gli errori. Se poi si fosse presentata anche una minima chance di segnare, dovevamo naturalmente restar lucidi e cinici sotto porta.
Davanti a 4200 spettatori avete conquistato 3 punti e sopratutto la vittoria di un derby che storicamente parlando, ha un sapore del tutto nostalgico. Goal vittoria che tra l’altro arriva nella maniera più rocambolesca. Come un fulmine a ciel sereno dopo appena un minuto di gioco, si abbatte sugli aquilotti e butta all’aria i loro piani. In che momento della gara, tu e i tuoi compagni avete capito di poter raggiungere veramente quello storico trionfo?
Credo che verso l’ultimo quarto di orologio, abbiamo iniziato ad assaporare l’aria dell’impresa. Abbiamo fatto una gara di sacrificio in tutti i reparti tenendo testa alle loro incursioni. Non potevamo gettare tutto al vento, dopo tutti quei minuti già trascorsi. Con una prova di carattere, siamo riusciti a portarla in fondo ….poi è esplosa la festa.
Il calcio tante volte da, altre toglie ma le grandi imprese restano stampate nel cuore della gente e di chi in particolare , come te, le ha vissute in prima persona.Che effetto ti ha fatto vincere il “derby dei derby” da protagonista?
E’ stato sicuramente un grande motivo d’orgoglio. Il bello del calcio è anche questo; si gioca e si comincia a giocare anche per vivere momenti come quelli E’ vero, e mi fa molto piacere che la gente ricordi ancora con un entusiasmo nostalgico quella grande giornata.
Ricordo quando in una delle nostre tante conversazioni, poco prima che decidessi di mettere tutto per iscritto , sorridendo mi dicesti: Molti pensano che il vero derby ligure sia quello della lanterna Samp-Genoa, ma in realtà il vero derby è SARZANESE-SPEZIA. Sai da questa tua affermazione, diciamo, ho avuto l’input decisivo per iniziare a raccontare di questa indimenticabile e nostalgica impresa. Guardando indietro al passato , quanto ti mancano quei giorni e soprattutto quanto è realmente cambiato il calcio di oggi?
Assolutamente sì il vero derby è Sarzanese – Spezia e fortunatamente abbiamo avuto il piacere di vincerlo. Questo implica naturalmente una maggiore soddisfazione.
Di quel periodo mi manca molto il fatto di poter giocare per i colori della mia città , in un ambiente familiare e circondato da amici. Non sempre il luogo dove sei cresciuto si incrocia con le nostre passioni. Voglio dire, molti calciatori devono fare i km talvolta per aver la possibilità di giocare ad un certo livello. Per questo , mi ritengo fortunato , semplicemente perché giocavo a calcio seguendo le mie passioni, nella città che mi ha visto nascere . Per me è stato un onore vestire quella maglia in un derby di quello spessore.
Il calcio , credo sia cambiato tanto. Forse un po’ anche per colpa dei social. Talvolta anche sui social appunto, si tende ad esaltare fin troppo ragazzi che vantano un buon profilo calcistico. E molti di loro finiscono per sentirsi arrivati.
Siamo alla domanda conclusiva, quella che ci porta diretti al termine di questa piacevole chiacchierata. Trattare questo derby in chiave nostalgica, ha sicuramente sollevato in me un enorme curiosità ed allo stesso tempo voglia di avvicinamento al mondo dilettante. Non sempre GOLIA prevale su DAVIDE. Non sempre il LUSSO luccica più del SOBRIO. E per finire non sempre il RICCO possiede più ricchezza del POVERO. Ci sono storie, come questa che ti appassionano e ti fanno capire davvero come lo sport sia un ottima palestra di vita. Il piccolo che prevale sul grande. Fa parte dell’imprevedibilità dei fatti. Della vita. Ecco DAVIDE, della tua esperienza e carriera calcistica hai qualche rimpianto? E quali suggerimenti daresti ai giovani di oggi nell’ottica di far capire loro che certi traguardi si conquistano solo con sacrificio, dedizione ma soprattutto con una bella dose di umiltà , quella che forse maggiormente manca oggi?
Mah rimpianti ? Non saprei. Credo che nella vita che viviamo , chi più chi meno , ma tutti abbiamo comunque dei rimpianti. Fare la cosa giusta al momento giusto è sempre complicato. A volte si riesce , altre no. La vita è equilibrio. Ci saranno sempre degli alti e bassi ma riuscire a galleggiare in questo equilibrio è il segreto della felicità. Provarci, fallire, cadere, rialzarsi poi piangere o gioire. Tutto gravita su di noi. Siamo i principali attori di questo cammino ed ognuno sceglie il proprio.
Una cosa l’ho imparata: se fai tutto per amore non sbaglierai mai. Fare scelte per amore e quindi passione , non vuol dire fare la scelta più facile. Con una metafora , spesso è dai sentieri più tortuosi che si scorgono bellissimi paesaggi. Quindi il consiglio che posso dare ai giovani atleti, è quello di provarci sempre fino alla fine. Con umiltà , sacrificio e consapevolezza dell’obbiettivo che si vuole raggiungere nella vita. Il resto non conta.
A colloquio con Alessandro Cesarini.
Ciao Alessandro! Piacere di conoscerti , sono molto entusiasta di cogliere quest’opportunità per intervistarti. Classe 1989, tu adesso militi a Piacenza dopo una lunga carriera , partita naturalmente dalla maglia e i colori della tua città: Sarzana. E’ proprio nella Sarzanese che inizi a dare i primi calci e di quest’ultima vogliamo parlare nel nostro articolo. In particolare di un derby storico che anche tu hai vissuto in prima persona nella stagione 2008/09 contro gli aquilotti della Spezia. Prima di addentrarsi nello specifico, vorrei però chiederti:
A che età hai cominciato a giocare?
Ciao Andrea , ti ringrazio tanto per questa bella intervista e per avermi dato modo di parlare e ricordare tanti momenti belli della mia carriera ,come quel periodo con la Sarzanese.
I miei genitori mi dicono che giocavo in continuazione a pallone fin da piccolissimo,con loro e specialmente con mio nonno Libero.
Per cui all’età di 4 anni mi portarono alla scuola calcio che però prevedeva l’inizio dell’attività da sei anni in su. Dopo qualche allenamento mi presero con i più grandi e da lì inizio’ ufficialmente la mia avventura nel calcio .
Cosa rappresenta per te da ieri fino ad oggi il calcio?
Per me il calcio rappresenta divertimento e passione e queste parole mi hanno sempre accompagnato,sia prima quando sognavo come tutti i bambini di diventare un calciatore e poi anche e soprattutto dopo,nella mia carriera. Anche un professionista non può e non deve mai prescindere dal divertirsi in campo per poter inseguire e raggiungere i propri sogni. Il mio obbiettivo è’ stato sempre divertirmi e far divertire la gente che viene allo stadio ovviamente cercando di vincere e segnare.
Nella carriera di un calciatore , fatta naturalmente di alti e bassi, si possono cogliere svariate sfumature che a seconda delle circostanze talvolta possono assumere diverse interpretazioni. La domanda che voglio rivolgerti è: hai sempre inseguito i tuoi obbiettivi e i tuoi sogni in modo costante, con determinazione, o ci sono stati momenti durante il cammino in cui hai pensato di mollare?
Grazie a dio ho vissuto tanti momenti belli,la maggior parte. Purtroppo c’e’ stato qualche momento brutto, per esempio ho dovuto subire tre operazioni in momenti importanti della mia carriera che in qualche modo la hanno condizionata. Ho avuto un operazione di ernia inguinale e altre due per la frattura di perone e caviglia. Sono stato fuori tanti mesi e non sono stati momenti facili,non ti nego di aver pensato anche di smettere a volte,ma la fede e la mia famiglia, in particolare mia moglie mi hanno aiutato tanto . Oltre ovviamente alla grande voglia che avevo ogni giorno di riabilitazione di poter tornare in campo ad esultare per un goal .
Che significato ha avuto per te vestire e difendere i colori della città nella quale sei nato?
E’ stato sicuramente un orgoglio vestire la maglia della Sarzanese perché oltre ad essere la città dove sono nato e dove vivo e’ una società storica. Mi ha dato la possibilità di esordire in prima squadra all’età di 17 anni e la fiducia di cui avevo bisogno e che mi ha permesso di crescere ed esprimermi al meglio per poi approdare nel professionismo .
Raccontaci brevemente qualcosa sulla tua carriera nelle giovanili.
Da bambino giocavo nella squadra del mio paese che si chiamava Fo.Ce. Vara. Successivamente sono passato due anni in una squadra satellite dell’Inter per poi all’età di 13 anni arrivare allo Spezia Calcio (squadra di cui ero tifoso e che spesso andavo a vedere allo stadio) con cui ho fatto tutta la trafila nei vari campionati professionistici nazionali fino alla primavera.
Dopo alcune esperienze tra i professionisti appunto, militando proprio tra le fila degli aquilotti , approdi nella stagione 2007 nella Sarzanese, restandovi per un paio di stagioni. Com’è stato ritrovare i tuoi vecchi compagni, e soprattutto l’atmosfera di un ambiente di “casa” ?
Dopo un’annata bellissima trascorsa negli allievi dello Spezia è arrivato l’anno della Primavera . Fu un’annata un po’ travagliata, nella quale non mi trovai molto bene con allenatori e dirigenti. Quindi non senza un po’ di delusione , decisi di cambiare e accettare la chiamata della Sarzanese, che militava in serie D. Dopo un piccolo periodo nella juniores fui subito aggregato in prima squadra. Diciamo che fu un piccolo passo indietro ,ma che mi permise in realtà di farne tre avanti e di quel periodo ho solo ricordi belli. Un gruppo di amici che tutt’ora coltivo e di una realtà per cui provo grande gratitudine.
Entriamo nel vivo della stagione da noi presa in considerazione. Annata 2008/09 ,il girone A di Serie D vede ai nastri di partenza alcune importanti realtà del panorama calcistico italiano che già negli anni precedenti avevano militato proprio tra i professionisti. Savona, Cuneo, Biellese e niente di meno che La Spezia ,per l’occasione retrocessa dalla serie cadetta e mancata iscrizione al campionato di serie C . Tu personalmente come hai vissuto l’idea di affrontare un derby, se cosi si può definire storico, contro una compagine che per lo più vantava un blasone nettamente superiore?
Quell’annata fu per me quella della conferma, poiché venivo schierato da titolare e riuscii anche a realizzare 10 gol in stagione contribuendo al conseguente raggiungimento dei play off. Per quanto riguarda il derby ricordo che furono emozioni incredibili e contrastanti perché da un lato , avevo la voglia di dimostrare che forse si erano sbagliati a lasciarmi andare qualche anno prima, dall’altro l’emozione di un ragazzino tifoso dello spezia da sempre, che si apprestava a giocarci contro ,perlopiù davanti a quasi 5 mila persone.Una cornice di pubblico mai vista a Sarzana , fu motivo di orgoglio e dunque una giornata davvero storica.
Partita che sicuramente è rimasta impressa nel cuore dei tifosi e in quello di chi come te l’ha vissuta in prima persona. Cosa ricordi di quel post gara, e quali emozioni si provano ad uscire vittoriosi dal derby dei derby ?
Ricordo il riscaldamento pre gara quasi surreale per le tantissime persone presenti a cui non eravamo abituati. L’emozione di giocare davanti a familiari, parenti, amici e tantissimi sportivi sarzanesi . Si respirava l’attesa e l’adrenalina delle grandi occasioni. Ricordo il mio ingresso in campo,una bella azione in cui ho sfiorato il gol e poi soprattutto la festa finale nello spogliatoio.
Se ti voltassi indietro adesso, in questo esatto momento, ti accorgi di quanta strada hai percorso dalla vittoria di quel fatidico derby. Ecco ti capita mai di sentire nostalgia di quei giorni e qual’è la cosa che più ti manca ?
Sicuramente se mi voltassi indietro di strada da quel derby ne ho percorsa tanta nel calcio e questo non può che farmi piacere. Nella mia carriera , ho giocato più di 400 partite e fatto 112 gol. Ma sicuramente quello che in questo momento forse mi manca di più di quel periodo bellissimo e’ la spensieratezza e la freschezza fisica che mi permettevano di non pensare a nient’altro al di fuori del calcio. Affrontato sempre col sorriso e tanta voglia di divertirsi .
Hai ancora contatti con gli ex compagni di quella Sarzanese e vi è capitato di ricordare , parlando, aneddoti dello storico trionfo?
Si, certo . Due dei miei migliori amici facevano parte di quella Sarzanese e siamo in contatto giornaliero, quindi spesso durante le nostre cene ricordiamo quegli anni. Aneddoti ed emozioni che rimarranno indelebili per sempre nei nostri cuori. Lo stesso stadio Miro Luperi per noi e’ un posto familiare a cui siamo particolarmente legati .
Siamo giunti alla fine di questa piacevole conversazione, e naturalmente non sai quanto piacere mi abbia fatto poterti intervistare. Il calcio, come la vita, a volte da e altre toglie. E’ sempre importante però continuare a “lottare” con dedizione, perseveranza ed umiltà. Soffermandoti su questa mia ultima riflessione, in particolare dal punto di vista dell’umiltà , ritieni che il calcio di oggi sia cambiato in meglio o in peggio?
Hai assolutamente ragione. Penso che queste prerogative non debbano mai mancare. Il calcio sicuramente e’ cambiato rispetto a quando ho iniziato a giocare. Per esempio prima per far sì che un giovane esordisse o arrivasse solo ad allenarsi con la prima squadra doveva essere davvero fortissimo e meritarsi questa opportunità in campo ma soprattutto fuori. Adesso le regole sono cambiate e favoriscono in modo anche troppo facile e veloce l’approdo di tanti giovani ,che probabilmente a volte non sono ancora pronti. Credo che il livello si sia un po’ abbassato rispetto a dieci anni fa. Ci vorrebbe un po’ più di equilibrio ma il calcio e’ così bello che regala emozioni che nessun altro sport a mio parere può regalare e questo rimarrà per sempre. Sicuramente per arrivare a certi livelli e restarci più a lungo possibile, c’è bisogno di tanta passione, voglia di sacrificarsi ogni giorno per migliorare e provare a realizzare i propri sogni .