Quando si parla di doping e si analizzano casi come questo non è mai facile prendere posizioni a favore dell’uno o dell’altro e dire chi effettivamente abbia ragione. Assumere sostanze illegali è certamente una violazione non da poco per quello che concerne le regole sportive; resta però da capire se ci sia stata veramente la volontà del giocatore o forse meglio dire una propria conoscenza di ciò che il proprio corpo avrebbe assimilato o se tali sostanze siano state semplicemente somministrate da qualche ” genio dello sport” per rendere quella figura malcurata e tralasciata un’incredibile macchina da soldi scolpita . Si perché Diego doveva essere un’icona di quel mondiale, una delle star che insieme ai vari Romario , Stoichkhov e Roberto Baggio avrebbero in un certo senso fatto decollare il mondiale americano oltre l’indifferenza del popolo statunitense verso il calcio. Premesso che la nazionale Argentina sbarca negli States a seguito di un travagliato girone di qualificazione ,che l’ha vista (ancora priva di Diego) prima soccombere al Monumental per 0-5 contro i cafeteros in una di quelle che sarà ricordata come la più grossa sconfitta nella storia dell’albiceleste e poi costretta allo spareggio intercontinentale contro l’Australia. Qui Diego Maradona torna in scena da capitano, ma ancora una volta la stranezza torna a galla nel caso di Diego. Ciò che non si spiega è come sia possibile che in partite di tale caratura(essendo uno spareggio intercontinentale) nessun tipo di controllo sugli atleti venisse effettuato. Maradona torna in scena e sembra completamente rigenerato. Neanche lontanamente riconoscibile dalla figura appesantita e goffa che era apparsa fin dall’amichevole pre-mondiale con la Croazia. Merito di un certo Daniel Cerrini body builder che allo stesso tempo si definiva preparatore fisico e dietologo . La verità era tutt’altra , Cerrini era si un body builder ma con il calcio e tutto ciò che si allacciava alla sua preparazione aveva ben poco a che fare, o forse più semplicemente non ne sapeva niente. A questo punto la domanda che nasce spontanea ai lettori è questa: Allora Perche’ Maradona accetto’ di allenarsi agli ordini di un personal trainer che non sapeva niente di calcio ma solo di culturismo, come Daniel Cerrini? Si ipotizza che Cerrini fosse un caro amico di Diego e fu lo stesso Maradona che recatosi da lui decise di riporre la sua “rinascita” nelle mani del “preparatore”. In pochi mesi Diego perse ben 15 chili a prezzo di un lavoro durissimo in palestra, ma anche di un trattamento farmacologico extrastrong.
“Daniel Cerrini mi aveva aiutato a trovare il peso-forma quando andai a giocare col Newell’s di Rosario. Usavo una dieta cinese. Cerrini era un dietologo e un preparatore fisico di cui mi fidavo. E perciò lo volli anche in America.”
La cura extrastrong di Cerrini prevedeva la somministrazione di un prodotto chiamato Ripped Fast prettamente finalizzato a ridurre lo stimolo della fame e permesso dai regolamenti FIFA secondo le successive dichiarazioni di Diego . Giunti negli, States precisamente a Boston questo prodotto sembrò risultare introvabile così che Cerrini pensò di somministrare al Pibe de oro qualcosa di simile chiamato Ripped Fuel : peccato che le funzioni di quest’ultimo fossero ben altre e soprattutto che il seguente prodotto conteneva sostanze illegali tra le quali efedrina che porteranno il campione ad una totale debacle. Cosi dichiarera’ lui stesso:
“Per ridurre lo stimolo della fame, in Argentina, prendevo il Ripped Fast permesso dai regolamenti Fifa. A Boston non ne avevo più e allora Cerrini cercò un prodotto simile. Trovò il Ripped Fuel. Ma non era la stessa cosa. Il Fuel conteneva l’efedrina e le altre quattro sostanze trovate nelle mie urine.”
Passiamo ai fatti. Adesso atterriamo tutti assieme a Boston, Foxboro Stadium, il 21 giugno 1994. La Grecia aspetta l’Argentina, e sul Partenone si abbatte una tempesta di calcio che lo distrugge dalle fondamenta. La Selección di Alfio Basile è un sogno di fútbol offensivo, con Maradona che a 33 anni è al suo quarto Mondiale ,direttamente schierato dietro le punte. Finisce 4-0 con tripletta di Batistuta, ma il gol che ancora oggi ci è rimasto in memoria è il 3-0 di Diego, un gancio sinistro dal limite dell’area che arcua la sua traiettoria giusto in tempo per rientrare nel sette. Il grande Víctor Hugo Morales descrive l’azionissima col ritmo frenetico che gli è proprio, salvo esclamare «gol!» quando la folgore finisce all’incrocio, e lì fermarsi incredulo. Due, tre lunghi secondi perché il pozzo carichi, e poi parte un «goooool» dove le “o” non sono calcolabili. Molto tempo dopo, a grido ormai scemato, ripete due parole che gorgogliano nelle gole di tutti: «È vivo! È vivo!». Maradona è tornato, ed è lui stesso ad andare a urlarlo in una telecamera a bordo campo, l’immagine celebre in cui ruggisce a un palmo dal vetro, mentre dietro di lui, felici come bambini, stanno arrivando Batistuta, Chamot e Redondo.
La portata di quel gol è planetaria, le immagini faranno il giro del mondo , l’urlo di Diego nelle telecamere diventerà uno degli emblemi di quel mondiale.
Nella partita seguente l’albiceleste si impone per 2-1 sulla Nigeria, ancora una volta una prestazione da incorniciare per Maradona sempre più trascinatore ed un’Argentina che si candida come una delle pretendenti al titolo.
Al termine della gara Diego viene sorteggiato nella lista dei controlli antidoping, un infermiera al triplice fischio lo scorta direttamente in sala medica. La squalifica di Diego è imminente.
La hall dello Sheraton Park di Dallas potrebbe essere uno spazio adatto al parcheggio delle anime il giorno del giudizio universale. Immensa e altissima, una decina di piani ritmati dai terrazzamenti interni che si susseguono fino al soffitto lontano. Si capisce in fretta che la camera di Maradona è al settimo livello, perché è da lì che si affacciano i volti di pietra della security. Chi ha provato a salire fin lì con l’ascensore racconta di essere stato bruscamente invitato a tornare nella lobby. All’ora di pranzo la Selección è appena uscita per recarsi al Cotton Bowl, l’ aspetta la terza gara del girone, contro la Bulgaria di Stoichkov; ma dallo Sheraton si sono mossi in pochi, la storia del giorno non è certo allo stadio. È lì, al settimo piano, e nel bivacco dell’atrio più di 500 giornalisti aspettano pazienti un’occasione.
Quella gara Maradona non la disputerà e l’Argentina visibilmente irriconoscibile poiché priva del suo leader, uscirà dal rettangolo sconfitta.
L’uscita di scena di Diego dal mondiale sancirà l’eliminazione dell’albiceleste ai quarti di finale ad opera della Romania di Hagi .Un Maradona letteralmente affranto davanti alle telecamere dell’emittente argentina Canal 13 dira’:
“Il medico della nazionale Ugalde, per salvarsi il posto, disse che lui non c’entrava niente. Io mi presi le responsabilità dell’operato di Cerrini…”
E ancora trattenendo le lacrime aggiungerà :
“Mi hanno tagliato le gambe…”
Questa è la triste fine del Pibe de oro, di un icona apparentemente rinata e tornata a calpestare il palcoscenico del campionato del mondo per consacrare un mondiale che aveva già ricevuto , prima del suo inizio, non poche critiche dai media vista l’assegnazione dell’evento agli Stati Uniti . Una nazione, , un paese che calcisticamente parlando fino ad allora con il soccer ( cosi come lo chiamano negli States) aveva sempre fatto a pugni .
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