“De qué planeta viniste…? ”
Così recitano le intramontabili parole di Victor Hugo Morales , el relator, l’uomo che più di tutti lo ha cantato ,portandolo in alto, lassù tra le divinità del calcio.
Forse non è neanche troppo corretto affiancarlo a qualche ente supremo , ma è bensì logico pensare che Diego su quel piede sinistro fosse stato baciato da una qualsivoglia forma di perfezione. Quando certe giocate riesci a pensarle prima di metterle in atto, esattamente come quella incredula “Mano de Dios” , davanti agli occhi del pianeta, allora è anche del tutto chiaro che dal talento si passa al genio.
Il ricco di talento realizza alla perfezione quello che è già stato inventato, mentre il genio inventa cose che non esistono.
Un ricco di talento risolve cose difficili e può farlo in modo brillante.
Il genio dal canto suo, risolve quello che nessun altro può risolvere. Risuonano ancora nelle orecchie di mezzo mondo le parole pronunciate dallo storico commentatore uruguaiano nella partita contro gli inglesi al mondiale 1986 :
” Genio , genio ,genio ta , ta ta , ta …”
Quasi a scandire una sinfonia ritmata, in quella che fu la giocata del secolo.
Maradona è stato un incredibile generatore di sorprese, uno straordinario artefice dell’insperato, del diverso. Eppure il calcio ne ha conosciute di sinfonie, ma quella di Diego ha suonato e continua a risuonare in ogni angolo del globo.
C’è chi ancora non riesce a credere che uno dei profeti del calcio ci abbia improvvisamente lasciato. Lo ha strappato alla vita un improvviso arresto cardiaco , nella sua casa di Tigre , dove da qualche giorno si trovava in convalescenza, in seguito ad un operazione alla testa.
La sua amata Argentina continua ad asciugare lacrime in ginocchio, in un momento del tutto delicato al quale fa da sfondo una terribile situazione pandemica. Oltreoceano invece , a Napoli, in quella fetta d’Italia che per Diego ” perdiò la cabeza”, seppur in piena emergenza virus , non si è potuto fare a meno di rendergli omaggio riuniti sotto ad una sua gigantografia Murales .
Forse anche qualcosa di più, perché El Pibe de oro del resto era un argentino col cuore napoletano. A tal punto che si è perfino deciso di intitolargli uno stadio. Il San Paolo ( probabilmente ribattezzato Diego Armando Maradona Stadium) tempio calcistico che ha ammirato le sue funamboliche giocate ed ha visto festeggiare due scudetti ed una coppa Uefa ad una città intera.
Un personaggio pieno di contraddizioni, dal quale però è praticamente impossibile scindere l’uomo dal giocatore. Due facce della stessa medaglia.Un genio sul rettangolo, che imprestato ad uomo non del tutto solido, svaniva per lasciar spazio ad una fragilità piena di vizi davanti alla vita.
Di lì le numerose bravate, la dipendenza da cocaina che ne limitarono la carriera. E lui forse lo aveva accettato. Una sorta di auto condanna mentre provava a far pace con se stesso. Un tunnel dal quale in realtà non è mai uscito. Quell’urlo liberatorio davanti alle telecamere nel mondiale americano, prima dell’imminente squalifica per doping, divenuto ben presto il crocevia tra il campione e il fallimento.
Ci sono domande , alle quali tutt’ora è difficile trovare una risposta, ma che Diego facesse cose mai viste prima con la palla , lì non ci piove. Come quella fatidica punizione nell’area juventina, dove segnare , davanti al ravvicinato muro bianconero, sembrava tutt’altro che facile. Bastò una leggiadra carezza alla sfera, con quel sinistro fatato per mandare in delirio i partenopei . Ed ecco che l’impossibile era reso possibile.
Difficile giudicare e fare paragoni con l’antagonista Pelé , per stabilire quali dei due sia stato effettivamente il calciatore più grande di tutti i tempi. Malgrado le epoche diverse , Diego sul rettangolo ha fatto cose impossibili, che nessuno mai saprà mostrare. Proprio questo forse, spingeva tutti noi bambini , dentro a quel sogno chiamato Diego Armando Maradona, mentre cercavamo di emularne le gesta , con ” la diez” sulle spalle.
Intere generazioni che hanno tramandato il suo nome attraverso il calcio. E questo è quanto basta per coltivare il ricordo di un genio del pallone, un fuoriclasse, che più di altri è riuscito a scrivere una delle più incredibili pagine di storia di questo gioco . E’ davvero stupefacente intuire , come certe icone dello sport , campioni , riescano ad entrare nel cuore della gente e raccogliere un così alto numero di consensi. Nel caso di Diego lasciamo che il mistero prosegua.