INTRO.
Che la Francia e i transalpini da un punto di vista storico, vantino un epopea di avvenimenti che hanno segnato fortemente la rinascita europea, è praticamente fuori discussione. Dalla Rivoluzione Francese ai fasti del Rinascimento con un rinnovamento artistico letterario che pose le basi per l’avvio di uno sviluppo e un miracolo culturale che di li a poco avrebbe invaso e influenzato numerose correnti di pensiero. Credo non sia del tutto sbagliato parlare di “Le Miracle” così, come lo chiamano i francesi perché quel periodo di fioritura contornato da attimi indimenticabili , arriva sempre, quando meno ce lo aspettiamo. Ci avvolge, stravolge e lascia dietro di sé una scia di ricordi che rievocano quel lembo del passato, dentro il quale, abbiamo percepito di aver preso parte a qualcosa di incredibilmente grandioso. Unico ed Irripetibile.
UN SOGNO A NORD.
Operai, artigiani, manovali e tante altre professioni umili unite però da un eterna passione per l’oggetto sferico, che rotola incerto nei campi di periferia. Tanti non vivono di calcio perché non sempre si riesce a sfondare, altri invece per loro decisione, perché non hanno voluto fare di questo grande amore un lavoro.
Prendete una delle città più a nord della Francia, il classico posto dove pioggia e vento sono una costante per gran parte dell’anno. Il lembo di Francia più vicino all’Inghilterra , quel fazzoletto di Europa continentale che strizza l’occhio alla Gran Bretagna: benvenuti a Calais! Una cittadina non molto grande ,ma dal cui porto ogni anno transitano milioni di persone per spostarsi oltremanica e viceversa.
E’ in questo lembo di Europa che nel lontano 1999 si è consumato uno dei più incredibili miracoli calcistici di sempre. La cavalcata del Calais in Coppa di Francia, può esser inclusa nella cerchia di quelle imprese di periferia che in qualche modo hanno ribaltato tutti i punti saldi del calcio professionistico. Una di quelle storie del calcio di provincia che ha letteralmente inciso un ricordo indelebile nel cuore della gente. Perché cammini come questo, con un velo romantico ti entrano dentro e da li non escono più.
LA COPPA DI FRANCIA .
Circa settemila squadre prendono parte ogni anno alla Coppa di Francia, perché qui nel paese transalpino la coppa nazionale ha un formato unico. La competizione si articola su una serie di turni di qualificazione, dove compagini dilettantistiche da ogni parte della nazione si sfidano, cullando il sogno di accedere alla fase finale con squadre professionistiche. Per molte matricole la manifestazione è una via di fuga dalla routine di paese che le caratterizza, ma soprattutto un occasione da non perdere per provare a rendere vera quella che nella quotidianità si chiama utopia.
Con questi presupposti, il Calais nel 1999, si iscrive alla Coppa di Francia. Nessuno mai avrebbe immaginato, che quel coriandolo di terra a nord della Francia, stava per scrivere una delle più incredibili pagine calcistiche di sempre.
La Francia per altro sta attraversando uno dei momenti clou per qunato riguarda il calcio. La nazionale dei galletti appena l’anno prima si è laureata campione del mondo, prevalendo sul Brasile in finale. Si sarebbe poi ripetuta l’anno successivo, conquistando anche il titolo europeo in una finale al cardiopalma, con i diretti rivali dell’Italia.
Ma poca importa al Calais, che allenati dal franco ispanico Ladislas Lozano, iniziano la loro avventura affrontando una serie di squadre praticamente sconosciute.
Dopo la serie di risultati positivi consecutivi, l’ultimo scalino per accedere ufficialmente alla Coppa di Francia è il Dunkerque, un piccolo paesino al confine con il Belgio. Si tratta del primo impegno di un certo spessore visto e considerato che le avversarie precedenti avevano ceduto il passo senza impegnare troppo i canarini.
Il Calais però suo malgrado, chiude la pratica già nella prima frazione di gioco andando a riposo sul punteggio di 3-0. Al termine dei 90’ regolamentari il confronto si concluderà con un sonoro 4-0 che non lascerà spazio a commenti o qualsiasi tipo di obiezione.
La matricola Calais ha appena realizzato qualcosa di incredibilmente stupefacente: la partecipazione alla Coupe de France si era materializzata davanti agli occhi increduli di ogni singolo atleta dei canarini.
Quello che veniva da ora in poi era frutto di un intenso lavoro di dedizione e sacrificio, di sudore versato dopo intere giornate trascorse negli ambienti di lavoro e figli che attendevano impazienti il ritorno dei propri padri a casa. Non dimentichiamoci che il Calais era a tutti gli effetti una squadra dilettante che militava nella quarta serie francese e come già accennato nei primi paragrafi, tutti i componenti della squadra svolgevano le più svariate professioni: dal magazziniere al dirigente di traffico, a chi come il capitano trovava impiego in un semplice mobilificio.
INIZIA LA CAVALCATA.
Arrivati ai trentaduesimi di finale, l’avversario sorteggiato sono i mastini del Lille. Geograficamente vicini, ma calcisticamente lontani anni luce. Nella sua storia il Lille vanta due campionati e ben cinque coppe di Francia.
Nel 2000 giocano in seconda divisione ma comandano saldamente la classifica e sono pronti per tornare a calcare i palcoscenici che contano.
L’incontro sembra abbia un solo ed unico risultato, viste le differenze di categoria, e lo si nota fin dalle prime battute di gara quando il Lille passa in vantaggio. Il Calais non ci sta e trova clamorosamente il pareggio, opponendo poi resistenza fino ai tiri dal dischetto ,che sanciranno a sorpresa il passaggio degli uomini di Lozano ai sedicesimi.
Nel paese iniziano a circolare le prime voci dei media che parlano e scrivono di questo gruppo di ragazzi che collezionano notti di gloria nella coppa nazionale. Poi la mattina dopo quando la sveglia suona , si riparte per andare a lavorare.
Eliminata ai tredicesimi una matricola dilettante ,che come loro inseguiva sogni di gloria, il sorteggio pone davanti al Calais un’altra formazione di Ligue 2 : Il Cannes.
Si gioca a Boulogne, perché il minuscolo stadio di casa non era più in grado di contenere un cosi alto numero di tifosi. I professionisti passano in vantaggio a cinque dalla fine dei tempi supplementari, quasi spezzando ogni speranza dei canarini. Ma gli uomini di Lozano non si danno per vinti e acciuffano il pareggio in extremis. Ancora una volta si va ai tiri dal dischetto per sancire il vincitore, ma quelli ormai sono diventati una specialità della casa. Il portiere dei canarini neutralizza ben due calci di rigore, mentre i cinque scelti da Lozano non sbagliano. Il Calais elimina i professionisti del Cannes e vola ai quarti.
Eccoci quindi ai quarti di finale. In griglia sono rimasti solo clubs di prima divisione, fatta eccezione del Nimes che gioca in seconda ed il Calais, che con questi nomi non ha niente a che fare.
Il sorteggio oppone ai canarini lo Strasburgo, reduce dalla vittoria con il Psg. Per la prima volta Lozano e i suoi si trovano ad affrontare un club di Ligue 1.
Dopo solo 6’ minuti lo Strasburgo è già in vantaggio ma sembra solo che il goal faccia perdere al Calais ogni residuo di timore reverenziale. I canarini prima pareggiano e poi trovano il vantaggio su un tiro da fermo dalla tre quarti. Nel secondo tempo addirittura lo Strasburgo rischia di capitolare. Al termine dei 90’ il piccolo Calais può alzare le braccia al cielo per lo storico traguardo raggiunto: la semifinale.
E’ un trionfo leggendario perché adesso di questa piccola cittadina transalpina ne parlano davvero in tutta Europa.
“Vedevamo la nostra piccola città trasformarsi dopo ogni partita,
eravamo diventati il pricipale argomento di conversazione.
Dal macellaio, nei bar, dal fornaio. Tutti parlavano di noi…”
MOMENTI DI GLORIA.
Si arriva al punto che ormai da tempo, la piccola cittadina che sta attraversando sui campi di Francia momenti di gloria, è sulla bocca di tutti. Gli atleti stessi vengono elevati a veri e propri eroi e finiscono velocemente sotto il mirino di giornalisti e telecamere.
Mister Lozano cerca di mantenere alta la concentrazione sottraendo i giocatori alle grinfie di tutto quello che non ha a che fare con il rettangolo di gioco.
Si arriva così alla semifinale, dove l’avversario ha il nome di Bordeaux, ex campione di Francia e fresco uscente dalla Uefa Champions League.
L’ ostacolo sembra insormontabile, ma ancora una volta i Canarini riescono nell’impresa. I tempi regolamentari terminano sull’1-1. Al 113’ il Calais trova prima il vantaggio su una sbavatura difensiva del Bordeaux, per poi mettere il sigillo definitivo che fissa il risultato sul 3-1. Il sogno è realtà, gli uomini di Lozano sono in finale.
Al ritorno a casa tutta la cittadina scende in piazza per accogliere la propria squadra. Una città intera per un gruppo di ragazzi che gioca in quarta divisione. Qualcosa di incredibilmente irripetibile.
I festeggiamenti sono tanti , tant’é che il coach Ladislas Lozano accusa un malore e viene portato via in ambulanza. Ci vorranno tre giorni di Ospedale per recuperare. Durante la degenza , addirittura riceverà un telegramma di complimenti dall’allora presidente francese Jacques Chirac.
L’ATTO FINALE.
La finale è prevista per il 7 Maggio 2000. Nell’arco di tempo che intercorre, i giocatori finiscono davanti ai microfoni, telecamere, sono nel mirino dei giornalisti e non solo. Il coach Lozano continua a predicare umiltà, ma sorge spontanea una domanda: Come puoi tenere con i piedi a terra, gente che nell’umiltà ci sta da quando è nata e che adesso ha finalmente fama e gloria?
Si gioca a Parigi nello Stade de France, lo stesso che ha visto il trionfo della nazionale dei galletti ai mondiali del ’98 , contro la corazzata verdeoro.
Più di trentamila si mobilitano da Calais, per una squadra che di solito conta non più di 400 tifosi.
Dall’altro lato il Nantes, altra finalista, che appena eliminato il Monaco di Barthez e un giovanissimo Trezeguet, vanta un passato prestigioso ed milita attualmente in Ligue 1 come Bordeaux e Strasburgo.
I Canarini, nonostante la cornice da brividi di Parigi e la tensione per un evento di rilievo così fuori dal comune, non si lasciano intimorire e sulle ali dell’entusiasmo passano in vantaggio ancora una volta. Il Nantes trova il pareggio quattro minuti più tardi e il risultato sembra inchiodarsi sulla parità con l’epilogo dei supplementari, una condizione che gli uomini di Lozano hanno vissuto più volte nell’arco della competizione. Tuttavia però il calcio come la vita può esser beffardo proprio sul finale.
Un veloce contropiede del Nantes costringe uno dei difensori del Calais, leggermente in ritardo sulla marcatura, a commettere fallo all’interno dell’area di rigore. Per il direttore di gara non ci sono dubbi e indica il dischetto.
Dagli undici metri il Nantes raddoppia e per la brigata di Lozano rimangono ormai pochissimi giri di orologio. Minuti che per i canarini della Francia del nord , non sono altro che i titoli di coda su questa impresa.
Un viaggio iniziato un anno prima, partito in mezzo a poche centinaia di tifosi e concluso in mezzo ad ottanta mila spettatori.
Quei mesi di sudore, sacrificio ed euforia verranno sintetizzati in una sola foto; quella dove il portiere e capitano del Nantes alza simbolicamente il trofeo insieme al capitano del Calais.
Il ritorno a casa è comunque una marcia trionfale per i ragazzi di Lozano. La cittadina è grata sotto tutti i punti di vista ad ogni singolo atleta e di fatto ,poco importerà, se la libidine di vedere una squadra di dilettanti sul tetto di Francia e quindi qualificarsi alla Coppa Uefa, resterà solo un sogno.
Il viaggio del Calais è ormai giunto al capolinea. Tornare alla vita di sempre dopo aver quasi sfiorato il tetto dell’Olimpo non è facile ,ma a tutti va bene così, perché ancora oggi , a distanza di quasi venticinque anni, l’intera nazione non ha mai dimenticato l’impresa di quegli eroi silenziosi, tornati alla normalità.