INTRODUZIONE.
Sto scrivendo mentre continuo ad appassionarmi di un’altra grande impresa calcistica. Certi luoghi del resto parlano, comunicano, ci fanno assaggiare a piccole gocce la storia di paesi, borghi o addirittura frazioni che improvvisamente un bel giorno, riescono a ritagliarsi uno spazio tra i grandi. Che sia o no un segno del destino, per di più legato ad un profilo storico spesso incerto e altalenante, non lo si può confermare. Quello che però possiamo dire è che sicuramente l’umiltà, il lavoro e la perseveranza pagano e forse, dopotutto anche qualche buon dio del calcio a volte si accorge della loro esistenza.
COME NASCE L’IDEA.
Sapete, mentre continuo a scrivere, ripenso un po’ a come è sbocciato in me il desiderio e la curiosità di appassionarmi a questo racconto. Era una domenica sera di aprile, mentre ancora finivo l’ultimo boccone della cena. Come di consueto decido di dare una sbirciatina sul web, curiosando qua e la, tra notizie ed eventi della giornata. Sfogliando tra le varie pagine internet locali , mi imbatto in un breve estratto della rivista “Il Tirreno“ che mi proposi di leggere interamente. La mia attenzione in quell’esatto momento si sovrappose ad una delle mie più grandi passioni: il calcio.
Scorrendo tra le righe, mentre continuavo la lettura , percepii , che dentro di me, in qualche modo stava nascendo un leggero e velato sentimento d’interesse. Al tempo stesso però, s’ intrecciava all’amore per un paesino di provincia, che aveva quasi compiuto il miracolo. Ebbene si dall’Eccellenza alla massima serie dilettante (SERIE D). Vi chiederete, allora dove sta la particolarità?
Situata in una posizione strategica, Cenaia è solo una FRAZIONE del comune di Crespina Lorenzana, nella provincia di Pisa. Il paese conta oggi circa 2200 anime ed è tra più piccoli borghi della Toscana. Questo è ben sufficiente a farvi capire il perché non abbia impiegato molto ad innamorarmi di questa favola.
Dopo aver letto un breve excursus sul passato calcistico di questo lembo di terra, ho deciso che senza dubbio, meritava un posto tra le pagine di Coriandoli. Forse anche qualcosa di più.
A due giornate dal termine, mi dissi “ SE VANNO IN D, PARTO E VADO A CENAIA” . Da li in poi ho seguito cuore e passione.
IL FUNERALE E LA RINASCITA.
Facciamo però un passo indietro e torniamo alle origini palloniane di Cenaia. Malgrado un po’ tutti abbiamo attraversato alte e basse maree, ci fu un lungo periodo o per precisare un trentennio , durante il quale qui, la sfera smise completamente di rotolare. Siamo alla fine degli anni trenta ed in paese c’è grande fermento, in vista del derby di terza categoria con il Collesalvetti. Non esistevano Tv, ne centri commerciali. Tutti aspettavano impazientemente la domenica per andare a vedere la partita, sognando una vittoria. Ma in quella giornata, le cose non andarono nel verso giusto. La partita degenerò e lo scatenarsi di una maxi rissa costrinse il proprietario del terreno a fare piazza pulita. Via le porte, via le recinzioni e l’appezzamento completamente arato. Si consuma cosi quello che è ricordato come “il funerale del calcio” a Cenaia. Dunque niente più pallone. Solo ciclismo e poco altro, per trenta lunghi inverni.
Bisogna attendere il 1969 per la rinascita, quando un imprenditore agricolo arriva a Cenaia per fare investimenti sui terreni. Il suo nome era Vittorio Pennati, esattamente colui al quale sarà intitolato il primo vero stadio di proprietà della rinnovata società. Fu così che il cuore dei suoi abitanti tornò a battere per questo sport. C’era voglia di riscatto. Ma soprattutto di far capire nei dintorni, quanto questa mancanza, avesse in realtà contribuito ad unire ancora di più un popolo attorno al rettangolo.
CENAIA COME CASTEL DI SANGRO ?
Per gli amanti più nostalgici di questo sport, dopo aver preso coscienza dell’impresa appena compiuta a Cenaia, sorge spontaneo, con un filo conduttore fare riferimento ad un altro grande prodigio calcistico. Non ci ho pensato due volte, perché davanti ad una storia come questa mi è subito tornato in mente, a distanza di quasi 30 anni, il celebre “ Miracolo di Castel di Sangro “. Cosi lo definì l’americano Joe McGinnis , nel libro scritto proprio durante un suo soggiorno nel paesino abruzzese. Chi è del mestiere naturalmente si ricorda bene come andarono i fatti. Guidato dal CT Osvaldo Jaconi, uno dei più piccoli paesi di provincia in assoluto della penisola (appena 4000 anime nel 1995), si ritrovò catapultato magicamente nella serie cadetta, dopo una cavalcata a dir poco incredibile.
Oggi sembra proprio che queste due storie corrano lungo il medesimo binario. Un parallelismo che, malgrado a distanza di cosi tanti anni, parla di trionfi e memorie indelebili. Di imprese più uniche che rare. Ma soprattutto riporta alla luce i valori essenziali del calcio: umiltà, passione, dedizione e un po’ di sano patriottismo.
Quello che unisce i duemila cuori tutte le domeniche allo stadio qui a Cenaia, lo stesso che porta alcuni cittadini del paese a collaborare in società , uniti dall’amore di un pallone che rotola incerto. Allora non è un caso forse, che le più belle favole calcistiche nascano in questi modesti campi di provincia.
Perché un sogno lo si coltiva dal basso, in silenzio.
Solo da chi continua a credere che l’impossibile, sia nient’altro che la teoria astratta dei vinti.
LE INTERVISTE.
1.1 IL DS BRUNO BETTI .
- Diamo il benvenuto e la buonasera a Bruno Betti e Massimo Macelloni, rispettivamente direttore sportivo e mister del Cenaia calcio nella stagione appena conclusa. E ‘un piacere per me oggi esser qua ad intervistarvi e d’altro canto immagino, abbia un sapore magico per voi raccontarci la stagione appena trascorsa. Un campionato condotto ai limiti dell’incredibile; la svolta nella gara con i diretti rivali della Fratres Perignano e la ciliegina sulla torta ad una giornata dal termine che vi proietta verso il sogno chiamato serie D. Per cominciare, vorrei chiederle che sapore ha per lei questo trionfo e quanto è importante ai fini del prestigio e della crescita della società?
Il trionfo è stato qualcosa di eccezionale. Sapevamo che la squadra era ben costruita, forti del fatto che ormai già da due tre anni l’ossatura del gruppo era solida. C’era chi ai nastri di partenza probabilmente ci dava anche fuori dai playoff, ma noi eravamo pienamente consapevoli che la rosa era stata allestita per arrivare nelle prime cinque posizioni. Lo scorso anno tra l’altro , eravamo reduci dalla sconfitta ai rigori in finale di Coppa Italia contro la Fortis Juventus in campo neutro ,per cui conoscevamo bene qual’era il nostro potenziale.
Certamente vincere un campionato non è mai facile ed è stata una bella soddisfazione quest’anno. L’apoteosi , a cinque giornate dal termine in trasferta col Perignano dove siamo usciti vincitori da un campo insidioso , sotto tanti punti vista : atletico , fisico e mentale. Forse loro dopo quella gara sono crollati mentalmente e ci hanno un po’ spianato la strada al successo, sebbene un segnale forte lo avevamo già dato una o due gare prima , vincendo a Santa Croce Sull’Arno con la Cuoiopelli. Dopo questi successi, col mister abbiamo iniziato a credere che potevamo realizzare l’impresa.
2. Entriamo un po’ nel vivo della stagione di un campionato che vedeva ai nastri di partenza avversarie agguerrite come Castelfiorentino, Fratres Perignano, Camaiore oltre che a nomi di un certo blasone come Cuoiopelli, Massese, Armando Picchi. Ecco la società aveva già chiaro al via quale fosse l’obbiettivo, o avete cambiato un po’ i piani in corsa diciamo? In quale momento decisivo avete capito di poter realizzare davvero qualcosa di incredibile?
No , ci eravamo dati un obbiettivo fin dall’inizio , da quando siamo partiti a giugno a formare la rosa. Infatti durante l’anno non abbiamo dovuto fare molti ritocchi. A dicembre abbiamo preso un attaccante , per sostituire un infortunato , il quale non sapevamo bene se fosse rientrato. Si è aggiunto poi un centrocampista, ma sono state le uniche due volte che siamo tornati sul mercato. Come già detto , il gruppo era solido e compatto per tanto avevamo massima fiducia nei nostri mezzi.
3. La vostra favola assomiglia un po’ a quella che i più nostalgici ricordano come “ il miracolo di Castel di Sangro” quando un paesino abruzzese di provincia di solo 4000 anime si trovò nell’annata 1996/97 a cavalcare l’onda del campionato professionistico cadetto( serie B). Dopo aver letto qualche settimana fa un breve articoletto sul Tirreno, proprio sul trascorso della vostra società , mi sono appassionato di questa storia e dell’impresa compiuta. Un aneddoto mi ha colpito su tutti, o meglio l’umiltà e la dedizione che tutti gli addetti ai lavori hanno impiegato per il raggiungimento di questa vittoria. Da chi prepara il pranzo e apparecchia come il sig. Antonio, a chi si occupa di pulire i seggiolini della tribuna come il signor Liviano e chi come voi direttamente era a contatto con i giocatori settimana dopo settimana . Quale ritiene sia stata la chiave del successo di questa società?
La chiave di successo della società è stata sicuramente data dal gruppo. A parte i ragazzi e il mister ovviamente che hanno trovato i giusti equilibri, un plauso va anche alla dirigenza che non ci ha mai fatto mancare niente. Tutti con l’entusiasmo e la voglia di portare a termine questo campionato nel miglior modo possibile. Dal custode, a chi lava le divise da gioco, i dirigenti e addirittura il presidente sempre presente agli allenamenti con una battuta o magari una barzelletta da raccontare ai ragazzi. Trasmetteva il sorriso a chiunque e questo sicuramente ha contribuito a rafforzare il legame anche tra gli atleti nello spogliatoio. Per questo ribadisco che il gruppo è stato essenziale per noi. Abbiamo cercato di lavorare tutti uniti per un obbiettivo non tralasciando naturalmente il divertimento e lo star bene insieme. I sacrifici e il nostro lavoro alla fine ci hanno premiato; abbiamo conquistato la prima posizione a metà novembre e da li l’abbiamo portata in fondo, per cui non credo sia un caso.
4. Il campionato nazionale dilettanti è quindi il palcoscenico più alto che la società abbia toccato fin dalla sua nascita, e del resto si presenta come una sfida totalmente nuova della quale avrete tutto da scoprire. Forse ancora un po’ troppo presto, ma voglio chiederglielo lo stesso. Cosa vi aspettate dalla prossima stagione?
La prossima stagione per noi, sarà tutto nuovo e quello che verrà sarà comunque guadagnato. Se devo esser sincero ,speravamo in una riduzione delle quote. In Serie D il prossimo anno ci sarà l’obbligo di ben quattro giocatori in quota. Tra l’altro credevo che tra questi, mantenessero l’annata 2002 , invece è stata tolta inserendo il 2005. Quindi dovremo lavorare duramente col mister fin da subito, perché quattro quote per noi sono tante.
Noi dobbiamo mantenere i piedi a terra, e con umiltà cercare di arrivare alla salvezza. E’ importante mantenere la serenità nel lavoro che facciamo e che ci ha sempre contraddistinto, consapevoli del fatto che le difficoltà comunque ci saranno. Troveremo ambienti e stadi di livello superiore al nostro come Livorno , Città di Castello , dove ovviamente ci sarà richiesto di mantenere sempre alta la concentrazione .Allo stesso tempo, questo sarà per noi e per il paese anche motivo di orgoglio e soddisfazione . L’ultima giornata, alla festa promozione, ci saranno state 1000 persone e il paesino ne ospita 2200 totali. Anche per questo puoi benissimo immaginarti cosa ha significato per la gente di qua questo trionfo.
1.2 IL MISTER MASSIMO MACELLONI.
1. All’inizio di questa stagione, quali erano le insidie più grandi che pensavate di dover affrontare?
Sicuramente le squadre citate. Quelle più organizzate e con un organico superiore per il tipo di campionato che si doveva affrontare. Noi, dal canto nostro siamo partiti mantenendo un profilo umile ma al tempo stesso consapevoli di aver un gruppo consolidato già dalla scorsa stagione, ben amalgamato. Siamo andati sul mercato giusto per inserire in rosa quei 3-4 giocatori che potevano far al caso nostro e darci un po’ di qualità. Siamo partiti e abbiamo portato in fondo nel migliore e nel più sorprendente dei modi la nostra cavalcata.
2. Quanto è stato decisivo secondo lei l’affiatamento dello spogliatoio per il raggiungimento di questo traguardo?
Tanto. Come ha detto il direttore, dal presidente ai magazzinieri , allo staff della società finendo ai giocatori. Tutti hanno avuto un ruolo fondamentale in quest’annata. Quando la sera venivamo al campo per l’allenamento, c’era l’euforia , la voglia di divertirsi e lavorare con serietà. Questo secondo me è stato ciò che ha fatto la differenza e ci ha premiato.
3. Questo risultato e questa vittoria sono figli diciamo di un progetto iniziato tanti anni fa. Il passato tra alti e bassi vi ha dato anno dopo anno nuovi stimoli per continuare a credere e sognare in questo cammino, guardando il passato , come ritiene sia cresciuto il gruppo e quanto è stato importante per voi non perdere mai di vista l’obbiettivo prefissato?
Sicuramente il nostro obbiettivo era quello di restare agganciati alle prime posizioni. Il gruppo non aveva nessuna prima donna, ma tutti “operai”che si davano da fare sul rettangolo e dimostravano sempre massimo impegno . Lo testimonia il fatto che durante l’anno non abbiamo mai avuto cali fisico atletici, mantenendo costantemente l’asticella alta. E’stato sempre un crescendo, fino al triplice fischio che ci ha poi eletto campioni.
4. Qual è stato mister il segreto del suo lavoro con i ragazzi e cosa ha cercato di trasmettere loro per arrivare a questo trionfo, sia sul campo che a livello umano?
Siamo partiti allestendo una squadra fatta da persone serie e soprattutto da lavoratori. Gran parte dei ragazzi di questa rosa lavorano tutto il giorno e quindi la sera venivano ad allenarsi già stanchi della giornata lavorativa. Di conseguenza era veramente importante allenarsi cercando di non perdere mai il sorriso. Un aspetto che, anche la domenica , ci avrebbe portato a rendere il 110%. Con il passare del tempo c’è stata l’acquisizione della consapevolezza che potevamo raggiungere un obbiettivo importante. Già da metà Novembre ci siamo trovati al comando della classifica e questo ovviamente ha portato nell’aria e nell’ambiente quel sentimento di entusiasmo e fiducia ulteriore nella forza di questa squadra.
5. Qual è stato mister secondo lei il momento decisivo di svolta , nel quale avete capito di poter dare al paese e ai tifosi qualcosa di straordinario?
La svolta è avvenuta il fine settimana nel quale la Cuiopelli ha perso a Perignano. La domenica successiva andavamo a giocare in trasferta a Santa Croce e all’ andata ci avevano massacrato in casa 4-0. Siamo riusciti a vincere , strappando tre punti pesantissimi e lì effettivamente è cambiato qualcosa. Con la Cuiopelli a -6, ci siamo trovati un ultimo scalino da superare : Il Fratres Perignano. Vincendo anche in casa loro, abbiamo davvero messo un sigillo sulla vittoria finale. Raccogliere 3 punti così importanti con una diretta pretendente, a sole cinque giornate dal termine, è stato il segnale decisivo che ci ha fatto capire che l’impresa era davvero vicina.
6. Ancora forse troppo presto per poter esprimersi , ma cosa dovrà cambiare nei metodi di lavoro e a livello di mentalità per affrontare la serie D ? e quali saranno i probabili obbiettivi?
Per questo si dovrà fare il punto parlando con la società. Prima di tutto capire se l’allenatore è da riconferma ( risata ironica ) e poi ci metteremo al tavolo e prenderemo in considerazione tutti i vari aspetti. Da quello degli allenamenti a quello organizzativo; attenderemo ancora un po’ di tempo poi vedremo come andrà, intanto ci godiamo il trionfo e il ricordo di questa bellissima stagione.