Introduzione.
Quando estro e fantasia diventano un corpo unico. Quando il calcio passa dall’essere giocato al sembrare ballato, la prima interpretazione per gli amanti di questo sport porta tra le favelas e i campetti di periferia brasiliani. Dove la povertà svergogna le diseguaglianze generate dalle spropositate ambizioni dell’uomo, dove un pallone diventa, anche la notte, l’unico compagno di cuscino, nella speranza che un sogno un giorno possa cambiare una durissima realtà. Qui spesso risiede la culla dei più grandi fuoriclasse del panorama calcistico mondiale.
“Puoi togliere un uomo dalla favela, ma non puoi togliere la favela da dentro a quell’uomo” recita un vecchio ed amaro proverbio brasiliano: bambini su strade degradate, un pallone e un sogno nel cassetto fanno da contorno ad una nazione, più che mai al centro dell’universo calcistico.
Un paese sconfinato, quasi ossessionato dall’ intento di dare al mondo un’immagine che rimuova la cruda realtà delle favelas. Veri e propri quartieri ,talvolta pressoché invalicabili persino di giorno, dove i bambini familiarizzano fin da piccoli con il rumore delle armi ed il pallone , quasi fossero le facce di un’inevitabile medaglia che rappresenta la loro vita.
Così le gesta leggendarie dei campioni , riecheggiano nella storia di una Seleção che è partita dalle favelas per salire e restare per decenni sul gradino più alto del mondo del calcio. Oggi la nazionale brasiliana, è quasi totalmente rinnovata ed imperniata su giovani di enorme talento, gran parte dei quali già ingaggiati in Europa. Ma questa è tutt’altra storia.
Un bimbo prodigio alla conquista del mondo.
Nato il 29 gennaio 1966 a Rio de Janeiro , Romário de Souza Faria meglio noto col soprannome di ” O’Baixinho ” per la sua minuta statura, cresce nel difficile Bairro di Jacarezinho, una delle peggiori favelas di Rio . L’amore a prima vista per il pallone parte dallo street soccer in salsa brasiliana, formato di gioco che comporta confronti da 1 contro 1 , a 4 contro 4 .Dopo i primi calci su campo a 11 nella squadra dell’Estrelinha di Vila de Penha, una società fondata dal padre , approda nelle file juniores dell’ Olaria per poi passare al Vasco da Gama nel 1985.
E’ l’inizio di una stupenda pagina di storia per la società e il brasiliano , che porta subito in dote due campionati , oltre a laurearsi miglior goleador assoluto della competizione. Un personaggio assai complesso che rispecchia nell’animo i mille volti della sua terra. Un mix di talento e contraddizioni . Amante del gol come degli eccessi. Bizzoso e indomabile per molti allenatori , una vera e propria sentenza per i portieri. Basso di statura, ma forte fisicamente e inarrestabile nello scatto, Romário possedeva tutte le qualità dell’infallibile cannoniere: il dribbling stretto, per non parlare delle celebri ” Colas de Vaca” ed un’innato senso del goal che lo hanno reso uno dei più incredibili “falchi da area di rigore” di tutti i tempi.
Numeri, goals ed un prodigioso talento lo portano alla corte del PSV nell’Estate del 1988 dove si accasarà per ben 5 anni vincendo tre scudetti, 2 coppe nazionali e una Supercoppa olandese. Fu però con la nazionale olimpica che si rivelò al mondo. Precisamente alle Olimpiadi di Seoul ’88. Il Brasile si trova ai nastri di partenza con una rosa che puntava tutto sulle giovani promesse. Attorno a Romario ,fulcro di quella nazionale, fu allestita una formazione di eccellente livello tecnico, che schierava tra i pali un certo Claudio Taffarel, il laterale Jorginho e in particolare l’altro gemello del goal: Bebeto.
Tuttavia a Seoul , i verdeoro dovettero accontentarsi dell’argento a discapito di una più compatta e inarrestabile Unione Sovietica. Chi fu il capocannoniere , naturalmente non sto a specificarlo. Show de bola o’ Baixinho!
Romario: la leggerezza dell’inarrestabilità.
Sbarcò in Europa nell’estate del ’88, accasandosi alla corte dei freschi campioni europei in carica: Il PSV Eindhoven. Deliziò i palati degli appassionati, con una prestazione sublime in coppa intercontinentale, sfumata contro gli avversari del Nacional Montevideo. Venne convocato in nazionale per la Coppa America ’89 . La Seleção a corto di titoli dal 1970 non poteva sbagliare. Ancora una volta Romario si conferma “uomo decisivo” beffando gli uruguaiani con un infallibile colpo di testa, nella cornice di un Maracanà gia’ vestito a festa.
Il mondiale di Italia ’90 era a portata di convocazione , ma un brutto infortunio, gli impedì di giocare . Per lui solo 65 minuti contro la Scozia nella fase iniziale, prima di assistere dalla panchina all’eliminazione verde oro ad opera dei diretti rivali argentini.
O’Baixinho è nel pieno della sua forma e continua la sua crescita in modo esponenziale. A tal punto che i grandi club bussano alla sua porta per arricchire le loro bacheche. Ci provò anche il Milan , una delle più forti formazioni dell’epoca. Ma alla fine , fu il Barcellona ad aggiudicarsene le prestazioni. In blaugrana Romário visse senza dubbio la parentesi più esaltante della sua carriera. Dopo essersi laureato campione di Spagna nel ’94 , prese in mano le redini della squadra trascinandola fino all ‘atto finale della Champions league, dove affrontò proprio i diavoli rosso- neri guidati da Capello. I giochi non andarono come previsto. I tatticismi del gioco capelliano , imprigionarono nella morsa la fantasia dei blaugrana. O’Baixinho braccato da Maldini e Galli non riusci a finalizzare.
USA 94: IL MONDIALE DELLA CONSACRAZIONE.
Un mondiale pieno di strane vicende. Dalla squalifica di Diego per doping , alla tragica morte del difensore colombiano Andrés Escobar per aver causato l’eliminazione dei Cafeteros . Ma fu sopratutto il mondiale dei verde oro e della coppia Bebeto- Romário . O’Baixinho , rappresentava del resto una delle stelle di quell’edizione insieme ai vari Roberto Baggio, il bulgaro Stoichkhov e non poteva deludere le aspettative. Ando’ a segno con Russia, Camerun e Svezia nel girone eliminatorio. Poi lascio’ spazio all’amico Bebeto negli ottavi , contro i padroni di casa degli Stati Uniti, per tornar di nuovo protagonista nel 3-2 rifilato all’Olanda con uno spunto da autentico predone dell’area di rigore. Come se non bastasse, in semifinale, un’altra sua celebre capocciata permise al Brasile di aver la meglio sugli Svedesi centrando la meritata finale. Quello che accadde nel forno del Rose Bowl di Pasadena quel 17 Luglio, tutti ce lo ricordiamo. Quei “maledetti” rigori sancirono il trionfo dei brasiliani , e forse lassù tra gli dei del calcio qualcuno lo aveva già scritto.
Ritorno in patria.
A seguito dei rilevanti disaccordi con il tecnico Crujiff, Romário ruppe con il Barcellona e torno’ in Brasile. Approda al Flamengo dove però fece più notizia per la condotta della sua vita sregolata, che per le grandi prestazioni agonistiche. Menomale ci pensava la Seleção a farlo sentire il campione di sempre. Nel 1997 conquistò infatti a suon di gol la Coppa America e la FIFA Confederations Cup, vincendo così tutto ciò che era possibile a livello di Nazionale maggiore. In coppia con il giovane Ronaldo, si preparò a dare un nuovo assalto al titolo mondiale, ma un brutto infortunio muscolare alla vigilia di Francia ’98 tolse agli appassionati la gioia di poter ammirare il tandem offensivo più brillante in circolazione.
Il sopraggiungere degli anni 2000 portò stimoli per il raggiungimento di nuovi obiettivi. Uno su tutti, centrare la 1000 esima rete in carriera. O’ Baixinho rientra nel vortice dei trasferimenti . Dal Vasco al Fluminense , poi in Qatar per finire addirittura a Miami ed in Australia. Il sogno si avvero’ il 20 Maggio 2007 realizzando con la maglia del Vasco il fatidico ” Milésimo” su rigore .
Un personaggio, un atleta pieno di contraddizioni ma al tempo stesso uno dei maggiori esponenti del calcio verde oro. Chi ha avuto la fortuna e il piacere di vederlo giocare, ancora oggi lo ricorda per quella rapace propensione al goal. Per quella sua eccentrica voglia di emergere e improvvisamente uscire di scena perdendosi tra i vizi di una vita sregolata. O’ Baixinho sul campo , oltre che Samba e Saudade è stato l’emblema della voce delle favelas e di chi non dimentica le origini di un passato , sfuggito a dolore e delinquenza.