Nei libri di storia del calcio tutto è stato oscurato. Negli archivi online, invece, permane ancora qualche frammento di quella che, da molti, è stata definita come “l’imperdonabile giornata”. La giornata in cui le gazzelle di Pontedera improvvisamente sbranarono il leone, forse perché stanco o semplicemente troppo abbagliato da una presunzione tale da impedirgli di approfittare di un pasto all’apparenza scontato.
Gli eventi.
Era un mercoledì, quel 6 aprile. Il nuovo brano Serenata Rap di Lorenzo Cherubini, per tutti “Il Jova“, spopolava in radio. La Pasqua era passata da tre giorni e un partito chiamato Forza Italia, guidato dall’imprenditore milanese Silvio Berlusconi, aveva appena vinto le elezioni politiche. Sembrava quasi un’invocazione calcistica, proprio nell’anno del mondiale.
Mondiali che, per la prima volta, sono sbarcati negli Stati Uniti. Merito di una personalità unica come quella di Henry Kissinger, segretario di stato degli States e autore di una brillante e innovativa politica estera. Grande appassionato del calcio europeo, Kissinger decise di dare una svolta al soccer negli Usa. Portare il grande calcio all’interno dei confini statunitensi avrebbe rappresentato un’occasione irripetibile per pubblicizzare questo sport anche nel suo paese, consacrandone la popolarità a livello mondiale.
“Leoni e gazzelle”.
Torniamo in Italia, a quel fatidico mercoledì. Spostiamoci a Firenze e più precisamente a Coverciano, dove gli azzurri di Arrigo Sacchi sono in ritiro da qualche giorno in preparazione del Mondiale che sarebbe iniziato a Giugno. Nessun tifoso a bordo campo, gli unici occhi presenti erano quelli dello staff tecnico della Nazionale e dei giocatori di una matricola che aveva appena iniziato a farsi conoscere in serie C2: il Pontedera del CT D’Arrigo, ospite al centro tecnico federale per un’amichevole. Quasi un’omonimia ribaltata. Forse già un presagio. Quel giorno infatti una squadra di C2 ribaltò ogni logica. Leoni e gazzelle su un campo di calcio, protagonisti di uno scontro impossibile ma tutto da raccontare, perché quelle prede non si limitarono a correre davanti ai predatori. I ragazzi di D’Arrigo misero in atto un’ora e mezzo di pressing sfrenato, privando gli uomini di Sacchi di fiato ed idee. Due graffi e alla fine… lo scalpo. Italia – Pontedera 1-2.
Facevamo rombi e raddoppi. D’Arrigo mi chiese di giocare come la Norvegia, avversario che avrebbero trovato al mondiale: pressing asfissiante e raddoppi continui. Non era un problema, eravamo abituati a giocare così…”
I leoni sapete bene chi erano, le gazzelle no. Una squadra che, a cavallo tra il professionismo e il mondo dei dilettanti, era riuscita a guadagnarsi l’affetto dei tifosi, vittoria dopo vittoria. Aveva iniziato a farsi conoscere, come racconta lo stesso D’Arrigo:
“Ci allenavamo bene e siamo arrivati a quell’amichevole da imbattuti. Nessuno ci aveva ancora sconfitto nel girone…”
Di fatto il Pontedera si presentò all’Italia con un ruolino di marcia a dir poco sbalorditivo: 46 gol fatti e solo 11 subiti in campionato, due pareggi consecutivi nelle ultime due gare e un primo posto nel girone B che confermava quanto di buono espresso.
La nazionale era per noi un test di lusso che ci avrebbe portati dritti alla trasferta di Montevarchi. Chiaramente non ci preparammo nello specifico, anche perché avrebbe fatto ridere scrivere alla lavagna come fermare Baggio…”
Nessuno mai avrebbe immaginato che l’impossibile stesse per accadere. L’arbitro Collina dirige la gara e i dirigenti granata sono più intenti a seguirne gli sviluppi che a prendere appunti. Del resto che senso avrebbe avuto scrivere di una gazzella che andava incontro al morso del Leone?
Aglietti-Rossi, il tandem vincente.
Poi, improvvisamente, cambiano le carte in tavola. Il Leone appare disorientato e la giovane gazzella ne approfitta per sferrare il colpo. Al diciannovesimo Alfredo Aglietti, prima punta del Pontedera, riceve palla spalle alla porta e inventa un assist per Matteo Rossi, capello lungo e maglia numero 7.
Schema perfetto, Maldini sorpreso dallo scatto e Marchegiani beffato da un pallonetto impeccabile. Rossi con una scarpa slegata neanche festeggia. Alza il pollice verso Aglietti e si fa il nodo. Il tabellino segna Pontedera 1, Italia 0.
Quel 6 aprile ’94 Francesco D’Arrigo vestiva un elegante cappotto beige, all’inglese. Il suo più illustre dirimpettaio, invece, sprofondava in un piumino sportivo oversized. Al 22′ il Pontedera si toglie incredibilmente il cappotto di dosso e lo porge all’Italia. Un brivido prima del gelo. Angolo dalla sinistra, testa di Rossi, respinta di Marchegiani e tap-in vincente di Aglietti: 2-0.
Lo stesso Aglietti a distanza di anni ricorda il momento con entusiasmo e dietro un piccola risata commenta:
“Ricordo un misto di stupore e consapevolezza. Sacchi chiese di fare 40 minuti a tempo, almeno così sarebbe dovuto essere. Il primo finì col nostro doppio vantaggio. Poi nella ripresa entrò Massaro. Accorciò le distanze e colpì una traversa nei minuti finali. Ci provarono in tutti i modi a pareggiare. Non è un mistero che Sacchi abbia chiesto un recupero lungo. Cinque minuti, poi sei, poi sette… “.
Critiche e festeggiamenti.
Incredibile, il Pontedera aveva vinto. Segnando due gol e mandando sistematicamente in offside gli azzurri di Sacchi, il re del fuorigioco. Lo staff della nazionale le provò tutte. Ancelotti e Carmignani si improvvisarono perfino guardalinee, sostituendo di fatto quelli ufficiali.
Il Presidente di quel Pontedera, Luciano Barachini, imprenditore che aveva fatto la sua fortuna fabbricando calzature, ricorda ancora a distanza di anni l’impresa con queste parole:
“All’intervallo la gente mi chiamava al cellulare. Quando dicevo che stavamo vincendo 2-0 riattaccavano o si mettevano a ridere. A fine partita accompagnai Sacchi nel nostro spogliatoio. Mi credi se ti dico che eravamo mortificati? Vedevo un uomo consapevole di cosa fosse appena successo. Noi ce ne rendemmo conto arrivati a Pontedera”.
La squadra venne accolta al ritorno in città da orde di tifosi festanti, in un clima quasi surreale. Esattamente come se gli amaranto fossero i nuovi campioni del mondo. Del resto il loro “mondiale” i granata lo vinsero con la promozione in C1 a fine stagione, perdendo due sole gare in tutto il campionato. Il successo fu celebrato con un’amichevole contro la Juventus, organizzata grazie all’amicizia di Luciano Barachini con Giovannino Agnelli, all’epoca numero uno della Piaggio.
Le testate dei Giornali l’indomani, su tutti la Gazzetta dello Sport, arrivarono quasi a ridicolizzare gli azzurri e il loro CT. Sul capitolo mondiali nei giorni seguenti si aprirono dibattiti che suscitarono numerose polemiche.
” Ai mondiali il Pontedera ” …
A distanza di ben 25 anni il 6 aprile resta ancora una data simbolica sia per il club pisano che per gli undici “eroi” scesi in campo, che in quel pomeriggio primaverile si divertirono a fare gli Azzurri…