“IL RIGORE CHE NON C’ ERA”: LA RECENSIONE SULL’INEDITO TEATRALE DI FEDERICO BUFFA.

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Partirei dal fatto che “l’Avvocato” e le sue storie mi hanno sempre appassionato per quel suo modo così romantico e dettagliato di esprimere concetti,memorie nella storia dello sport . Perché le più grandi storie di sport , come lui ci spiega , spesso nascono da un passato pieno di frastuoni. Poi incredibilmente si mescolano con quel suo modo romantico di interpretarle e quel che ne esce è una leggiadra MUSICA per le orecchie di tutti coloro che come me non hanno mai smesso di seguirlo.

Ho assistito al suo ultimo spettacolo, andato in scena al Teatro Aurora di Scandicci , nel quale Buffa stesso in prima persona si è esibito in veste di narratore- attore. Di fatto si denota chiaramente un filo conduttore che in qualche modo collega la realtà odierna , quella di tutti i giorni, e il suo show.

Definire in modo metaforico, alternando  sprazzi di pura comicità,   quello che è il titolo di uno spettacolo recitato , che rispecchia esattamente un lato  estemporaneo della vita e che si affida del resto al fato, non è cosa poco.

 Bisogna saperci fare quando si collega metafora e verità e bisogna saperne ancora di più  quando mettendo a nudo la realtà si arriva a spiegare ” il rigore che non c’era” interrogandosi direttamente sul ” come sarebbe andata se…” e cosa sarebbe esplicitamente cambiato se il destino del resto ci avesse incontrato in un’altro momento.

IL TEMA CENTRALE.

“Il rigore che non c’era” può esser interpretato come una metafora della vita.  Buffa racconta quei secondi in cui siamo costretti a prendere una decisione che può segnare per sempre la nostra esistenza. Esattamente come gli istanti che passano dal fischio dell’arbitro all’ impatto con la sfera, durante i quali il campione si interroga su dove e come tirare, quella frazione di tempo che segna il passaggio verso la gloria o la caduta nel baratro, la vittoria o la sconfitta.

Ecco che la tematica sul quale Buffa si focalizza diventa di fatto l’imprevisto,  ” un rigore” che forse avremmo potuto evitare, ma che probabilmente faceva già parte del nostro destino.

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E cosi Federico spaziando dal calcio alla musica, dall’astronomia alle grandi conquiste coloniali riesce a trasportare l’audience ad un interrogativo , facendo convogliare ogni esperienza raccontata in ” un rigore”  finale che in qualche modo ha cambiato le sorti della realtà.

LA SCENOGRAFIA.

La scenografia è molto semplice ma di impatto. Due sedie e un tavolino, su cui è seduto uno strampalato speaker radiofonico (Marco Caronna) . Un pianoforte con il suo stralunato pianista ( Alessandro Nidi ). Sullo sfondo la facciata di una casa, sulla quale si trova un graffito raffigurante la copertina di Sergent Peppers, con una porta ed una finestra da cui appare una sorta di angelo (la cantante Jvonne Giò).

Lo spettacolo inizia con Buffa che entra in scena battendo un calcio di rigore. Parte da Pelè e dal suo millesimo gol, arrivato proprio dagli undici metri. Lo Speaker chiede all’avvocato (che interpreta sé stesso) di fare con lui un programma radiofonico per risollevare le sorti della propria radio e così inizia lo show.

L’ Avvocato parte dal Grande Torino, passa quindi alle affinità tra Toro e Manchester United, a Sir Bobby Charlton, a Georgie Best.

Tuttavia però il calcio non resta l’unico tema affrontato. Di fatto l’intreccio narrativo poi, con al centro il tema del destino come inghippo, in quel gioco a incastri che tende sempre a ripetersi, passa per i Beatles, considerando i diritti civili e Bob Dylan, fino a giungere a Stanley Kubrick e alla scoperta delle Americhe.

Buffa si chiede:

“E se Colombo fosse stato convinto di aver scoperto qualcosa di diverso dall’America?”

Poi si risponde :

“Forse oggi non si chiamerebbe così”.

Ma nulla, forse, è concesso al caso. E tutto accade, o è accaduto, perché così doveva essere. Ancora una volta è il fato che decide le sorti.

Un viaggio del tutto surreale all’interno del quale si mescolano personaggi sportivi, eventi storici : una sorta di vera e propria epica sportiva che si addentra all’interno di  una serie di storie che hanno segnato il corso del nostro tempo.

Coincidenze , imprevisti ed interrogativi che celano subito un alone di mistero dietro al quale lo spettatore intuisce presto nascondersi un significato profondo degli eventi. Come già accennato,  sorge per questo spontaneo chiedersi “ Ma come sarebbe andata se...” oppure “ Cosa sarebbe cambiato …” e questo resta proprio uno dei punti chiave sul quale Buffa cerca di farci riflettere.

Un “calcio di rigore ” è  fin troppo devastante talvolta per la storia dell’umanità. Cosi devastante da cambiare in peggio o in meglio il ciclo degli eventi , o per meglio dire la storia del pianeta.

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In sintesi il filo rosso che collega le varie storie tra di loro è facilmente individuabile. In tutte le storie, positive e negative, c’è almeno un avvenimento grazie al quale (o senza il quale) le cose non sarebbero andate così. Basta essere curiosi al punto giusto e avere la voglia di cercarli. Ma per questo non preoccupatevi, non dovrete essere voi a farlo. Ci ha già pensato l’Avvocato.

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