Paulo César Wanchope: il cestista che divenne goleador.

Dietro alle grandi favole, c’è sempre qualcosa pronto a stupirci. Così, esattamente allo stesso modo, dietro ai grandi racconti di sport esiste una componente fiabesca che cela la magia di storie incredibili.

Spiccate doti atletiche, tra le più insolite agilità ed una gran elevazione lo rendevano perfetto per lo sport del “baloncesto”; peccato o forse per sua fortuna che il cuore e di conseguenza la passione spingessero per altro.

“Perché è qualcosa che ho nel mio sangue, mio ​​padre, mio ​​zio e i miei due fratelli hanno giocato a fútbol, ​​quindi ce l’abbiamo nel nostro sistema ed è per questo che ho deciso di giocare il fútbol, ​​voglio dire calcio”.

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Paulo César Wanchope nasce a Fátima, Costa Rica e prima di entrare nel mondo del Fútbol intraprende una carriera nel college basket giocando per la squadra locale del Calexico nel Sud della California, dove si era trasferito a vivere dopo aver vinto una borsa di studio all’età di 17 anni. Tutte le sue forze e sacrifici erano riposti nel mondo del basket, sperando un giorno di riuscire ad emergere nei palcoscenici dell’NBA.

Gli esordi

Rientrò in patria per una breve vacanza, e non riusciva a star lontano dal calcio, passando le sue giornate giocando nei campetti con gli amici. Il manager dell’Herediano, una delle squadri locali, lo notò e decise di dargli un’opportunità portandolo tra i grandi nella Primera Divisiòn Costa Ricana.

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La svolta

Da qui cominciò ufficialmente la sua carriera nel mondo del Fútbol. Quel ragazzo appena ventenne non impiegò molto a farsi notare, cosi che anche l’Europa decise presto di mettergli gli occhi addosso. Fu un certo Jim Smith a scommettere su di lui, lanciandolo in Premier League nel calcio dei grandi. Approdò al Derby County per una cifra stimata di circa 390. 000 dollari.

Nella gara di esordio, la fiducia datagli venne subito ripagata andando a segno nel tempio del calcio inglese: un Old Trafford gremito lo applaudì dopo aver segnato ad un certo Peter Schmeichel e aver regalato ai suoi un’inaspettata vittoria.

“Peter Schmeichel era in porta e più tardi nella mia carriera ho giocato con lui al Manchester City.”

Ha uno stile di gioco particolarmente affine a quelle che erano le sue caratteristiche da cestista nel mondo del basket. Si aiuta spesso con le braccia per liberarsi dell’avversario; la stessa corporatura molto esile lo rende sfuggente e imprevedibile nei movimenti.

Un bel giorno di marzo del 1999 regala al Derby County una storica vittoria contro i Reds del CT Roy Evans, mettendo a segno un’incredibile doppietta. Il goal vittoria è un inno di esaltazione alle sue doti atletico-balistiche. Punizione dalla tre quarti calciata dal centrale Spencer, aggancio al volo e tiro che si stampa diritto sotto il sette.

Le parentesi

Il Derby County rappresentò in sintesi il suo trampolino di lancio. Il West Ham nell’agosto dello stesso anno si assicurò le prestazioni del centravanti, tuttavia però non riusci ad ambientarsi molto e nella stagione seguente passò al Manchester City, vivendo forse il periodo più prospero della sua carriera in Inghilterra. Nel 2003 ebbe una breve parentesi al Malaga che lo vide entrare in conflitto prima con i tifosi e poi con le scelte dell’allora CT Tapia, e di conseguenza costretto ad un nuovo trasferimento altrove.

Si trasferì prima in Qatar, dove vi arrivò con grandi aspettative e ripartì non molto tardi con un immensa delusione sulle spalle a causa di alcune divergenze con il CT Bruno Metsu.

La fine della sua carriera lo vede prima in Argentina con il Rosario Central dove militerà un paio di stagioni. Successivamente nel 2006 deciderà di sperimentare il calcio del continente asiatico trasferendosi in Giappone nella J. League prima di appendere definitivamente le sue scarpette al chiodo.

Nazionale

Con la nazionale disputò ben due edizioni mondiali, quella del 2002 in Korea e Giappone e quel del 2006 in Germania regalando momenti indimenticabili al popolo del Costa Rica. Divenne il miglior marcatore nella storia dei Ticos siglando una doppietta nella gara inaugurale dei Mondiali 2006, persa per 4-2 proprio contro la nazionale di casa.

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Carriera da allenatore

Terminata la carriera da giocatore, intraprese una carriera da allenatore ripartendo proprio con il club che lo aveva lanciato in Europa: l’Herediano. Risultati mediocri lo costrinsero però ben presto a dimettersi.

Nel settembre del 2011 entrò nel giro della nazionale affiancando il nuovo CT Jorge Pinto. Circa 3 anni dopo, con le dimissioni di quest’ultimo, ne prese interamente la guida. La sua nazionale, della quale per anni ne era stato il maggior esponente proprio da giocatore, lo vide protagonista di una spiacevole rissa con uno steward a bordo campo, durante una gara dell’under 23 a Panama. Tornato in patria il giorno successivo annunciò le sue dimissioni da allenatore, dichiarando di voler estraniarsi in via del tutto definitiva dal mondo del calcio.

Nonostante non abbiamo più sentito parlare di lui ormai da anni, a noi ancora oggi piace ricordarlo per quello che è stato, per i suoi goal, i suoi record, le sue follie come se non avessimo mai smesso di meravigliarci:

” E pensare che veniva dal basket…”